Patriottismo, militarismo e lobby delle armi

Immagine: manifesto collettivo
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da MARIANA LINS COSTA*

La lettura materialista e anarchica di Emma Goldman del fenomeno del patriottismo

“Lev Tolstoj, il più grande antipatriota del nostro tempo, definisce il patriottismo come il principio che giustifica l'addestramento di assassini su larga scala; un'attività che richiede le migliori attrezzature per l'esercizio dell'uccisione di esseri umani […]; un business che garantisce rendimenti finanziari migliori e gloria molto maggiore che nel caso di un lavoratore medio” (Emma Goldman, Patriottismo: una minaccia per la libertà”, 1910).

“Questa è la nostra bandiera, che non sarà mai rossa. Sarà rosso solo se servirà il nostro sangue per mantenerlo verde e giallo” (Jair Messias Bolsonaro, 38esimo presidente del Brasile, nel suo discorso di insediamento, il 1° gennaio 2019).

“Se perdiamo questa battaglia cosa pensi che accadrà?
Consegnerai le armi? E poi cosa diranno? Perso, amico. […]
Questa bandiera può anche essere rossa, ma con il mio stesso sangue” (il bolsonarista Milton Baldin quando ha chiamato, il 26 novembre 2022, “agribusiness”, uomini d'affari e CAC a “mostrare presenza” alla diplomazia di Lula).

“Questa è l'intenzione: farti spendere le ultime munizioni che per caso (sic) hanno in casa, restringono il commercio compresi gli input, spaccano il settore e alla fine riservano ancora il mercato nazionale a qualche fabbrica tipo prostitute” (il deputato federale Eduardo Bolsonaro, manifestando la sua pericolosa preoccupazione per la “rottura del settore”, nel suo Profilo Twitter, 03 gennaio 2023”.

1.

Proprio in questo momento in cui il bolsonarismo, che immaginavamo morire, trasmutato in un sedicente movimento patriottico di fatto capace di invadere e distruggere il Congresso Nazionale, il Planalto e il Tribunale Supremo Federale e successivamente portare all'arresto in flagranza di delitto, paradossalmente, molto ordinato e rispettoso, di 1843 persone[I] – tra i quali, come sappiamo, non si trova ancora la quota più consistente, che è quella di finanzieri, organizzatori e strateghi (sebbene siano in corso indagini, arresti, richieste di blocco degli account degli indagati e denunce su giornali e media vari corso straziante); ciò che sembra essere diventato, ancora una volta, il caso di riprendere la centralità della scienza politica nel tentativo di comprendere questo movimento, ponendo così in secondo piano il ricorso alla psicologia di massa.

Perché se fino all'08 gennaio 2023 lo studio della psicologia di massa potesse apparire il più appropriato per una comprensione generale (invece che specifica) dei comportamenti “folli” dei nostri patrioti – quasi a confermare il detto che solo il buon vecchio Freud spiega –; Il fatto ormai ineludibile è che, indipendentemente dal grado di delirio, perversione morale o stupidità, il movimento contava effettivamente di crogiolarsi nella sua isteria di guerra interna autotelevisiva, con niente di meno che il palese sostegno della polizia, la connivente "omissione "di autorità politiche (come il governatore e il segretario della pubblica sicurezza del DF e il ministro della Difesa, per non dire altro), l'adesione attiva, sia in parola, finanziamento o presenza fisica, di giornalisti, influenzatori, religiosi, militari, politici, uomini d'affari, agricoltori, ecc.; e ciò che è più grave: tutto questo, semplicemente con niente (tranne la determinazione del ministro Alexandre de Moraes per lo smantellamento dei campi)[Ii] scuotere la continuità del silenzioso gioco crepuscolare che è stato il preferito della nostra istituzione delle Forze Armate.

Che i nostri pazzi invasori arrivassero scortati e protetti dalla Polizia Militare a Praça dos Três Poderes,[Iii] quando lo stesso PM, ore dopo gli attentati, in un altro atto apparentemente contraddittorio, fu impedito, questa volta, dall'Esercito di entrare nel campo antistante il suo QG, dove parte dei patrioti erano rientrati dopo la missione (o partito Selma) era finito), sono variazioni del già battuto gaslighting applicato alle masse dalle Forze Armate – che, vale sempre la pena ricordare, come dimostra il curioso caso del nostro patriottico George Washington, che ha protetto, almeno fino al suo smantellamento, il 09 gennaio, una cellula terroristica davanti al suo quartier generale nella capitale del Brasile.[Iv] Questo per soffermarsi su un ritratto, certamente piuttosto limitato, degli eventi che hanno segnato il nostro fatidico 08 gennaio 2023.

Di fronte a una realtà nazionale così immediata, forse sarebbe interessante volgersi, con la dovuta attenzione, alla lettura materialista e anarchica di Emma Goldman di questo fenomeno di patriottismo. Perché, come si svilupperà nelle righe che seguono, secondo lei si tratterebbe di un fenomeno da intendersi soprattutto come una sorta di sentimento (o ideologia) artificiale deliberatamente incitato nelle masse non ai fini dichiarati di promuovere la solidarietà e cooperazione reciproca e sforzo collettivo (un'incompatibilità a cui stiamo persino assistendo), ma, sì, almeno nel primo strato, ai fini del militarismo stesso.

Va notato che con questo abbiamo già qui una prima indicazione che il fatto che i nostri patrioti fino all'altro ieri gridassero alle porte delle caserme “Forze armate salvate il Brasile” o “Intervento militare” può rappresentare un esagerazione nella rottura del decoro (che segna, in genere, tutto il nostro tempo), ma non esattamente novità storica o, tanto meno, mera casualità; perché, invece, il rapporto tra patriottismo e militarismo è necessario. Cioè, a differenza di quanto dichiarato dal nostro Ministro della Difesa e Pubblica Sicurezza Flávio Dino, dalla prospettiva adottata qui, non c'è nulla di antipatriottico nei nostri patrioti; quella parte di loro si è trasformata in un tipo specifico di terrorista, che potremmo chiamare terroristi “arancioni” (anche se vestiti di verde e giallo) – no, guarda caso, tra gli arrestati, alcune centinaia sono stati rilasciati per “questioni umanitarie” , e non solo gli anziani e le persone con problemi di salute, ma anche chi si trova in situazioni di strada, oltre alle mamme accompagnate dai figli –[V] è solo un adattamento alla situazione attuale.

Il presente scritto consiste nell'applicare lo schema interpretativo offerto da Emma Goldman – proprio nei suoi testi “Patriotismo: una minaccia alla libertà” del 1910 e “Preparazione militare, il percorso verso il massacro universale” del 1915 – nell'ordinare alcuni fatti e dati (presi da giornali, riviste e media vari) che compongono il puzzle che è diventato la nostra immediata realtà nazionale. Un rompicapo che, come nel caso del nostro George Washington al quartier generale di Brasilia, è più simile a una bomba – che i più ottimisti tra noi ritengono essere esplosa di fronte all'imbarazzo internazionale del nostro Campidoglio Tabajara. Che con gli attentati terroristici dell'08 e la bozza del colpo di Stato recentemente ritrovata in casa dell'ex segretario alla Sicurezza del DF ed ex ministro della Giustizia Anderson Torres (ora arrestato), Bolsonaro era politicamente e giuridicamente annientata, e Lula ancora più grande e più forte, come vero baluardo della democrazia internazionale, è diventata la nostra nuova utopia.

Da un lato, l'utilizzo della psicologia di massa serve efficacemente a chiarire i movimenti psichici che hanno portato, negli ultimi anni, una parte significativa della popolazione adulta brasiliana a subordinare, con una devozione sempre più fervida, la propria individualità e personalità a una sorta di megapersonalità patriottica 5.0 in costruzione; ma, d'altra parte (e ci sono diverse parti), il ruolo di Goldman è quello di condurci per mano alle cause materiali, o più propriamente, alla prima causa materiale del patriottismo. Così, una delle pretese delle righe che seguono è quella di esplicitare e sviluppare la verità lapalissiana che, dalla prospettiva materialista e anarchica di Goldman, l'ideologia o la psicologia delle masse patriottiche, lungi dall'essere fine a se stessa, o un mero sintomo di una collettività di individui psichicamente malati serve gli interessi materiali di una minoranza molto ristretta; poiché il fatto che piccoli e medi imprenditori siano coinvolti nel finanziamento di patrioti di azione diretta, non è una prova, come sappiamo, che siano loro gli strateghi, per cui, forse, l'ipotesi che ci siano terroristi arancioni non è così lontana- inverosimile, ci sono anche i finanzieri arancioni – molti dei quali, essendo così arancioni, riescono persino a prelevare denaro dalle proprie tasche, anche se non certo per un altruismo universale, anzi, anzi, quasi a pagare una nuova specie teologia della prosperità finanziaria la decima ora è anche patriottica.

Dire che la metodologia di queste pagine consiste nell'applicare lo schema interpretativo presentato dall'anarchica ai nostri fatti e dati del momento gelido è emulare, almeno in parte, la sua strategia argomentativa. È una caratteristica centrale del genere pamphletistico da lei svolto che le sue conclusioni generali siano basate, anche se non esclusivamente, su particolari premesse fattuali, cioè su un insieme di informazioni molto specifiche - quali eventi storici, statistiche, politiche economiche, rapporti, leggi ecc. L'esercizio qui proposto è quindi quello di stabilire un rapporto di analogia tra alcuni fatti e dati relativi a questo movimento politico che è nato dall'uovo marcio del bolsonarismo (e che effettivamente non sappiamo quanto durerà, se si vendicherà o in cosa si trasformerà) e quelle offerte da Goldman riguardo al proprio tempo, nei testi qui selezionati.

In secondo luogo, l'applicazione del suo schema interpretativo significa, soprattutto, presumere che le conclusioni generali da lei raggiunte in questi testi, o da cui si è allontanata, siano ugualmente suscettibili di essere concluse da noi di fronte alla nostra realtà immediata, nazionale e nazionale. una situazione di guerra civile intermittente, ma anche internazionale con la minaccia di una guerra nucleare, l'ultima di tutte le guerre.

Si noti che questa ipotesi a priori delle conclusioni generali della Goldman sul militarismo e sul patriottismo, implica, ad esempio, assumere le due già da lei riassunte nei titoli dei due testi citati, vale a dire: che il patriottismo è forse la più grave minaccia alla libertà, e che quella preparazione militare se accresciuta (che è il caso) finirà per portare al massacro universale. Vale la pena sottolineare che l'anarchica arrivò a tali conclusioni più di cento anni fa, e quindi decenni prima della corsa nucleare che, poco dopo la sua morte, venne a segnare il carattere di un nuovo tipo di guerra, quella "fredda"; quando, nell'attuale contesto della guerra russo-ucraina mediata dalla NATO, ci troviamo ancora una volta di fronte alla possibilità imminente di un massacro universale, che non può più essere minimizzato e disatteso come una metafora iperbolica e apocalittica, come era ancora possibile a il tempo in cui colei che visse. Non per entrare nel merito dei cataclismi ambientali attuali e annunciati, che secondo il leader politico Davi Kopenawa dovrebbero essere intesi niente di più, niente di meno che “vendetta della Terra”.[Vi]

Dopotutto, forse non è stato proprio per qualche eccesso di emozione che Emma Goldman, direttrice del fenomenale giornale anarchico Madre Terra (le cui pubblicazioni mensili durarono dall'inizio del 1906 fino al suo arresto nel 1917), definita ironicamente dai giornali liberali del suo tempo come la “Sacerdotessa dell'anarchismo”, fu inquadrata dal primo direttore dell'FBI come “la donna più pericolosa d'America ”. Ben al di là delle proposizioni eccentriche, perché utopiche e radicali, su quelli che dovrebbero essere i parametri e i valori della società ideale di un “festival del futuro” anarchico, ha elaborato efficacemente un metodo di denuncia, efficacissimo nel suo didatticismo, dei più problemi urgenti del suo tempo; con particolare enfasi proprio sull'avanzata del militarismo nel contesto culminato nella prima guerra mondiale - al di là della sua condizione di possibilità: il patriottismo.

Non è un mero dettaglio che la sua militanza sia stata molto più antimilitarista e pacifista piuttosto che, come ci si aspetterebbe, una sua militanza per così dire filoterrorista – perché, è bene sottolinearlo, faceva parte di un tempo in cui la sinistra radicale era quella che sosteneva l'azione diretta violenta (come l'assassinio delle maggiori "autorità" economiche e politiche)[Vii] –, che di fatto la rendeva una “traditrice” dello Stato assolutamente indegna di ogni grazia.[Viii] È importante notare che entrambi i testi, scritti quando viveva negli Stati Uniti e pronunciati in numerose udienze pubbliche, seguiti da vicino da polizia e investigatori,[Ix] manifestare l'adesione di Goldman al movimento antimilitarista internazionale avviato nel 1905 dal Association Internationale Antimilitariste des Travailleurs (o AIA), un gruppo antimilitarista europeo creato ad Amsterdam all'epoca in cui la coscrizione fu istituita in Francia; e che nei primi mesi del 1914, poco prima della conflagrazione europea, fondò lei stessa insieme ad Alexander Berkman, e altri radicali, la Lega antimilitarista degli Stati Uniti – in connessione con l'AIA e tutta una vasta rete di organizzazioni e individui. A titolo di illustrazione dei pericoli che ha affrontato impegnando la sua militanza anarchica nella causa antimilitarista, è sufficiente ricordare che mentre il primo testo è costato, diciamo, l'arresto di un soldato, William Bwalda, semplicemente per aver frequentato uno dei suoi udienze pubbliche sul patriottismo,[X] la seconda, quale diretta espressione dell'attività della Lega Antimilitarista negli USA, divenne un ulteriore elemento documentario per comporre il verbale che culminò nella sua condanna al carcere e, successivamente, alla deportazione senza ritorno.[Xi]

Quello che per noi, nostalgici di una sinistra più aggressiva, è forse importante segnare nella nostra memoria, col ferro e col fuoco, è che la forza sovversiva della sua denuncia si concentra non nell'invalidazione morale di certi attori politici o economici, e nemmeno nella previsione di un futuro libertario con cui, di volta in volta, ci ha presentato adornati di profondo lirismo. La sovversione, contravvenzione del suo discorso, riguarda più specificamente il modo in cui ella esponeva, incatenava, informava e formava l'opinione pubblica su elementari fattori materiali, giuridici, sociali ed economici. È questa strategia di argomentazione storica (e, in larga misura, giornalistica) che cercheremo di emulare qui, come se fosse qualcosa di nuovo. Anche perché, non sembra esagerato sospettare che una delle principali strategie nel nostro recente scenario politico elettorale (ormai superato con l'azione diretta dei patrioti) sia stata quella di invalidare moralmente gli avversari. Una invalidazione morale che, a seconda della variazione dello scambio di valori morali nella nostra società multiculturale, ha raggiunto i parossismi, come abbiamo visto, dalla diagnosi psichiatrica di psicopatia all'epiteto di incarnazione del diavolo in persona – che, diciamocelo, , sarebbe comico se non fosse davvero tragico.

E a questo punto, è forse importante trarre una lezione dall'estrema sinistra del passato con un occhio a una possibile (e non ancora esclusa) svolta di estrema destra nel futuro. Perché parte dei metodi di azione diretta violenta (o terroristica) e persino le bandiere, come la libertà di espressione, vengono rubate dall'estrema destra del nostro tempo all'estrema sinistra del tempo di Goldman è argomento più che sufficiente per un altro scritto e , inoltre, richiederebbe ricerche diverse da quella qui presentata.

In ogni caso, è importante tenere presente che l'AIA, così come la Lega antimilitarista americana, non erano movimenti pacifisti, come a prima vista si potrebbe supporre, poiché erano, invece, internazionalisti. Il rifiuto del movimento antimilitarista non era dunque contro la guerra nel suo insieme, ma contro un certo tipo di guerra. Come dichiarava l'anarchico: “se una guerra è giustificata, è esclusivamente quella contro la dipendenza economica e la schiavitù politica”. Torneremo su questo aspetto più avanti, poiché questa inesorabilità tra movimento antimilitarista e internazionalismo (che non esclude, a priori, tattiche classificate convenzionalmente come terroristiche, vale la pena ripeterlo), da cui questa sezione intende togliere un ricordo del passato forse importante per il nostro presente, in cui le rivendicazioni contro l'amnistia dei prigionieri civili sono diventate grida di guerra nelle bocche dei nostri più grandi libertari, e in cui i godimenti collettivi con “Sorvegliare e punire” incarnati nella figura allegorica del ministro Alexandre de Moraes, lo “Xandão”, venivano considerati come una delle più alte espressioni democratiche (che, per quanto giustificabile, non può aiuta ma suona in qualche modo paradossale se si tiene conto della legge Lava Jatista che culminò con l'arresto di Lula senza prove).

Va notato che portare alla luce questo possibile sollecito non equivale, in alcun modo, a difendere che i terroristi arancioni e meno arancioni non debbano essere monitorati e puniti secondo la dura lettera della Legge; né è lo stesso che dire che i crimini orchestrati da un certo vertice delle Forze Armate – sia come “leader” sia come massimi intermediari di altri “leader” – debbano essere “pacificati” attraverso un'amnistia alla francese.

Il promemoria qui è molto più modesto. Si tratta solo di sottolineare che, nel nostro slancio di vigilare e punire bolsonaristi-patrioti-terroristi, non dimentichiamo di considerare, in caso di elaborazione di proposte legislative che rafforzino l'andamento istituzionale dei tre Poteri contro “ azioni terroristiche”, che possono capitare a noi, sinistra ormai statalista, legalista e istituzionalista – e anche, certamente, umanista, ambientalista, antirazzista e femminista (ma non anticapitalista) – per essere qualche anno dopo, soggetti alle stesse leggi che potremmo essere venuti a creare ora nello zelo del momento. Perché certamente, come tutti sappiamo, quella stessa estrema destra che ora grida per i diritti umani per i suoi attuali più di mille “prigionieri politici”, come li chiamano, non esiterà a sottoporci a condizioni analoghe a quelle dei campi di concentramento E gulag che in delirio accusano di essere sottomessi.

Non possiamo bloccare con le nostre mani democratiche strade che, in un futuro prossimo o lontano, potrebbero dover essere seguite, nel caso in cui la vecchia, più agguerrita lotta internazionalista diventi non propriamente necessaria (come già lo è), ma unica alternativa di fronte di un'estrema destra di nuovo al potere – ancora incarnata nella figura di un Bolsonaro superficialmente più moderato e meno goffo, sia esso a Mourão o Santos Cruz (anche perché diverse analisi suggeriscono che il movimento dei patrioti è già relativamente indipendente dalla figura di Jair Bolsonaro).

Per presentare le ragioni di tale richiamo alla preoccupazione, torniamo alla storia della Lega antimilitarista statunitense fondata da Goldaman e Berkman. Per giorni dopo che gli USA avevano dichiarato guerra alla Germania, il 18 aprile 1917, come è noto, in nome della difesa della democrazia e della libertà e dei diritti dei cittadini di tutto il mondo, fu varata la legge che rendeva l'arruolamento militare di uomini dal 21 a 30 anni e inquadrato lo sciopero dei lavoratori come un atto di ribellione (sedizione) contro la produzione di manufatti bellici (Legge sulla coscrizione) – che ha portato alla trasmutazione della Lega antimilitarista nella Lega di non coscrizione.

Sebbene in poco più di un mese che riuscì a durare (precisamente tra maggio e giugno 1917),[Xii] la Lega di non coscrizione è riuscita ad agitare almeno tre grandi eventi di massa, il contraccolpo è arrivato quasi alla velocità di un missile. Già, il 15 giugno, l'allora presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, firmò un'altra legge, la Legge sullo spionaggio, che andavano da multe di 10.000 dollari USA a pene detentive fino a venti anni per, tra gli altri “reati”, “ostacolo all'arruolamento nelle forze armate o causa di insubordinazione o slealtà nelle forze militari o navali” (insubordinazione causata, in questo caso , dall'azione dell'estrema sinistra, invece che dell'estrema destra, come è il nostro caso).[Xiii]

Il risultato fu che Goldman, Berkman e molti altri attivisti, editori, relatori, distributori di riviste, stampatori o semplici abbonati ai periodici fuorilegge furono arrestati il ​​giorno stesso della firma della legge e fino al giorno dell'armistizio del novembre 1918, tutti i giornali anarchici e socialisti negli Stati Uniti sono stati chiusi, oltre 1800 persone sono state condannate a lunghe condanne per aver protestato e resistito alla guerra, e almeno 6.000 critici della guerra sono stati incarcerati secondo la legge federale, “mentre le leggi statali sono spesso anche più dure”.[Xiv] La Lega di non coscrizione è stata costituita proprio a Lega di amnistia, i cui sforzi, nonostante i buoni risultati che riuscì a raccogliere per molte delle migliaia di prigionieri politici sul suolo statunitense, non furono in grado di impedire la deportazione di Goldman e Berkman insieme ad altri 247 radicali in Russia nel dicembre 1919.

Mantenendo nella memoria recente questa brutale repressione del passato operata dal governo degli Stati Uniti, in nome della guerra che dovrebbe salvare la democrazia, e vissuta dal pensatore e attivista politico, le cui conclusioni generali e struttura argomentativa saranno qui utilizzate – una repressione, vale la pena ripeterla, che ha portato all'annientamento del movimento anarchico e sindacalista nel Paese –, è davvero cerebrale, volgendo lo sguardo al surreale Brasile di oggi, dove i segni che hanno conformato la sinistra e la destra di ieri, sono, per molti aspetti, più che scambiati, assolutamente rimescolati. Che l'estrema destra bolsonarista sia stata effettivamente in grado di trasformare alcuni dei nostri massimi esponenti della sinistra più radicale in grandi difensori della legge e dell'ordine che assicurano le istituzioni borghesi - potrebbe essere l'alba di un habermasianismo riscaldato che questa volta è qui per restare, ma potrebbe anche essere foriero di una nuova tragedia.

Sebbene le ipotesi siano infinite, è necessario considerare che l'annullamento del processo fraudolento che ha portato Lula in carcere e il Paese in preda alle convulsioni, pur essendo incontestabilmente giusto e legittimo dal punto di vista legale, costituisce un precedente per la sua messa in scena poi come una farsa. . Xandão come il nuovo Moro, Bolsonaro o qualche variante come il nuovo Lula! – come insegna il detto popolare, pur sperando nel meglio, è necessario prepararsi al peggio. Se dovessimo prendere sul serio ciò che il giornalista Glenn Greenwald e il suo amico Elon Musk (il più grande pubblicitario tra i darniks capitalisti), si stanno insinuando nell'agorà digitale che è Twitter, stiamo letteralmente vivendo una declinazione del nostro “se rimani l'animale prende e se corri l'animale mangerà”, poiché mentre da un lato ci sarebbe un colpo di stato dei militari & Co., invece, un altro, ci sarebbe quello della magistratura & Co.

Indipendentemente da quale parte stia la verità, sta di fatto che la presidente deposta per il reato di evasione fiscale e successivamente assolta, Dilma Rousseff, non era certo ingenua (anche visti i suoi trascorsi di prigionia politica durante la dittatura) quando, sotto suo governo, la legge antiterrorismo (13.260/2016) emanata non includeva la motivazione politica nell'elenco delle motivazioni per atti classificati come terroristici.[Xv]

Premesso ciò – che si pretende, in nome dell'ottimismo e della speranza, un'esagerazione della fantasia – vediamo dove si trova il presente tentativo (paradossalmente non specialistico, al tempo stesso eccessivamente accademico) di riaggiornare il libellista genere come elaborato da Goldman , e la propagazione delle sue conclusioni generali sul tema del patriottismo e del militarismo può portarci, se mai di successo.

Vale la pena ripetere che qui non c'è la pretesa ingenua di arrivare a qualcosa come la prima e l'ultima verità sullo stato attuale delle cose, ma solo quella di incastrarsi, come chi gioca con un puzzle i cui pezzi continuano ad arrivare a una velocità straziante. , alcuni dei fatti e dei dati esposti sulle nostre riviste, giornali e media vari in uno schema interpretativo precedentemente dato. Che, in fondo, non sia altro che un mero esercizio saggistico (sicuramente incompleto), non è esattamente un problema visti i limiti oggettivi e dichiarati proposti.

 

2.

Prima di addentrarci nelle cause materiali del patriottismo, è interessante segnalare che si tratta di un lettore molto assiduo delle teorie psicologiche fiorite nella prima metà del Novecento (come quelle di Freud); e, quindi, molto attento all'importanza del ruolo svolto dalla psicologia delle masse e non solo nei processi controrivoluzionari, ma anche in quelli rivoluzionari. In una delle sue principali riflessioni sulla rivoluzione russa, Goldman dichiara direttamente che il fattore più importante in una rivoluzione sociale, molto più della questione industriale, è proprio “la psicologia delle masse di un dato periodo storico”. Se così non fosse, puntualizza definitivamente nel 1923, allora una serie di rivoluzioni sociali si sarebbero certamente già verificate nei paesi che avevano allora raggiunto «il grado di sviluppo industriale stabilito da Marx come stadio culminante» – il caso di Stati Uniti, Francia e Germania all'epoca; piuttosto che in Russia, “un paese prevalentemente agricolo”.[Xvi]

È interessante osservare la sua spiegazione, strategicamente didascalica, circa la composizione della “psicologia di massa slava” – il cui ardente desiderio di libertà è stato, come è noto, effettivamente capace di incarnarsi contemporaneamente in 150 milioni di persone e condurle all'azione diretta. Se la preparazione di una psicologia di massa rivoluzionaria fosse qualcosa di simile a una ricetta per la torta (come sembra essere il caso della psicologia di massa controrivoluzionaria), sarebbe certamente un'opzione interessante prendere nota degli ingredienti essenziali da essa elencati.

In primo luogo, discrimina l'anarchico, è una psicologia che si è nutrita di un secolo di agitazione rivoluzionaria che ha permeato tutte le classi in Russia, diffondendosi poi, soprattutto nella seconda metà dell'Ottocento, in un numero innumerevole di cellule e di politici fili (fino a quando non furono schiacciati dai bolscevichi, i, secondo lei, i veri traditori della rivoluzione).[Xvii]

Più in dettaglio, ciò significa che per l'alimentazione di una rivoluzionaria psicologia di massa – oltre al tempo e allo sforzo continuo – “mutuo aiuto e cooperazione libertaria” (teorica e pratica) tra le intellighenzia umanista e il popolo, così come tra entrambi e il intellighenzia tecnica ­– pur riconoscendo che quest'ultima, per la sua posizione strategica per lo sviluppo industriale e tecnologico, è sempre stata, di norma, associata ad interessi borghesi.[Xviii]

Forse vale la pena qui la digressione. Perché la necessità di questa “riunione” tra lavoratori altamente qualificati e poco qualificati – che comprende anche gli artisti – è considerata, da Goldman, niente di meno che la “grande lezione di sfacelo russo per il intellighenzia e per i lavoratori”. Dopotutto, secondo la sua diagnosi, ciò che la “rivoluzione russa ha reso molto chiaro” è “che sia il cervello che i muscoli sono indispensabili al lavoro di rigenerazione sociale”, che “il lavoro intellettuale e fisico sono intimamente correlati all'interno della società corpo, come il cervello e la mano, in un organismo umano”, che “l'uno non può funzionare senza l'altro”. E da qui il suo postulato che solo "nella misura in cui queste due forze sociali imparano a fondersi in un insieme armonioso", "gli aspetti tragici della rivoluzione russa possono essere in gran parte eliminati".[Xix]

Non a caso, dunque, Goldman – che fin dai tempi di Lenin si distinse per la sua instancabile denuncia delle innumerevoli atrocità commesse nella Russia post-rivoluzionaria – scelse come primo “errore fatale dei bolscevichi” l'adozione di una politica di “terrore” totale contro intellighenzia intesa come classe, lanciando contro di essa una campagna di odio ancora più atroce della persecuzione della stessa borghesia”. Insieme ad altri fattori (come il fatto che le autorità del Partito furono presto costrette a riconoscere la dipendenza del intellighenzia tecnica per lo sviluppo industriale), fu proprio questa campagna di odio e di morte, che etichettò ogni intellettuale controrivoluzionario e borghese, il fattore responsabile di creare, in Russia, “un abisso tra il intellighenzia e il proletariato” ed erigere “una barriera contro ogni lavoro veramente costruttivo”.

Ovviamente Goldman ha riconosciuto che la classe operaia ha diritto all'istruzione e alle qualifiche che desidera – e che, in nessun modo, deve rimanere in una condizione di dipendenza –; ma a tarda ora, prima che avvenga la rivoluzione: “Lo scienziato, l'ingegnere, lo specialista, il ricercatore, l'educatore e l'artista creativo, così come il falegname, il macchinista e tutti gli altri lavoratori fanno parte dello stesso collettivo forza che farà della rivoluzione il grande architetto del nuovo edificio sociale”.[Xx]

È altrettanto ovvio che la sedicente "donna senza patria" sapeva fin troppo bene che non solo nella Russia bolscevica, ma "ovunque, i demagoghi manipolano l'ignoranza delle masse, insegnando loro che l'educazione e la cultura sono pregiudizi borghesi". che i lavoratori possono farne a meno e che solo loro sono in grado di ricostruire la società”. Una demagogia che nel nostro tempo e nel nostro Paese ricorda ciarlatani religiosi come Edir Macedo (fino a un altro giorno, il “vero” re Salomone della comunicazione di massa), che in una delle sue recenti funzioni, nel 2019, spiegava ai fedeli, sotto la forma di sermone, perché non permetteva alle sue figlie (ed ereditiere) di frequentare l'istruzione superiore;[Xxi] o anche la versione secolarizzata dei pastori della prosperità finanziaria che sono i allenatori e influenzatori diffusi nelle reti (e al di fuori di esse); per non parlare del sistematico smantellamento degli istituti federali e delle università operato dal governo Bolsonaro – e, presumibilmente, “giustificato” davanti all'opinione pubblica attraverso una diffusa e continua campagna di diffamazione di queste istituzioni come covi di sommossa, sesso, droga e ideologizzazione comunista (strategia davvero perfida, ma che, tuttavia, con il campo già arato dalla ciarlataneria religiosa, è stata sorprendentemente efficace – basti pensare all'assenza di una reazione veramente degna da parte nostra, la intellighenzia Brasiliano).

Seguendo la ricetta offerta da Goldman per l'abbattimento di questa “barriera contro ogni lavoro veramente costruttivo”, da un lato, è necessario che la classe operaia si guarisca dall'”insegnamento fallace” che può raggiungere la sua emancipazione senza essere in associazione con artisti, intellettuali e tecnici qualificati; ma d'altra parte, essendo questo ancora più urgente, è necessario che il intellighenzia riconosce, una volta per tutte, la sua condizione proletaria, che comprende, senza esitazioni, «che i suoi veri interessi sono identici a quelli delle masse» e pone fine alla follia di «considerarsi una classe a parte e superiore a quella i lavoratori”. Suggerisce persino come strategia "estremamente importante" per creare questo legame comune, che il intellighenzia assumersi il compito di “comunicare agli operai” la “rapida proletarizzazione degli intellettuali in atto” –[Xxii] ciò che nel nostro caso immediato (più di cento anni dopo, è sempre bene ricordarlo) può essere illustrato dalla bassissima remunerazione dei ricercatori post-laurea e anche dei ricercatori di riconosciuta eccellenza, come i cosiddetti production fellows.[Xxiii]

Il secondo ingrediente essenziale nella formazione della "psicologia di massa slava" - che, qualunque sia la sua successiva interpretazione errata da parte dei bolscevichi, si tradusse in realtà in niente meno che in una rivoluzione - fu, secondo lei, che questa psicologia era "ispirata e intensificato durante la Rivoluzione di febbraio”, attraverso “slogan ultrarivoluzionari come 'Tutto il potere ai soviet' e 'La terra ai contadini, le fabbriche agli operai'” – che possedevano la qualità inestimabile di esprimere “la volontà semicosciente, istintiva del popolo, e tuttavia porta con sé il significato di una completa riorganizzazione sociale, economica e industriale della Russia”.[Xxiv] Secondo questo attivista, il potere degli slogan non può essere sottovalutato in termini di importanza per la psicologia delle masse.

Un'osservazione che fa sicuramente tremare se applicata alla comprensione di slogan ultra-reazionari, come “Dio, patria e famiglia”, che nel nostro recente scenario politico sembrano aver saputo, almeno, assecondare la volontà semicosciente di qualcosa come quasi la metà del nostro elettorato.

D'altra parte, questa considerazione rende il slogan eccessivamente infantilizzati e un po' distaccati dalla realtà nazionale e internazionale echeggiata dalla nostra attuale sinistra, almeno fino alla fatidica giornata dell'08 gennaio, come “amore vinto” celebrato nella “festa del futuro” che, lo sappiamo, riguardava un futuro sull'orlo della guerra civile. In un mondo di guerre, miseria, pandemie, varie forme di violenza, straziante concentrazione di ricchezza, cataclismi ambientali, ecc. eccetera. l'unica cosa, da queste parti, che ha vinto di recente, che non è certo poco, è stata alle elezioni presidenziali, anche perché nel caso del Senato, per non parlare della situazione negli stati di São Paulo e Rio Grande fai Sul, come se lo sapessi, non è possibile dire lo stesso.

Pubblicità del cosiddetto “possesso di gioia” a Brasilia, che ha raggiunto l'apice della dissociazione in un video trasmesso sul Twitter ufficiale del Partito dei Lavoratori del Brasile in cui il volto di Lula appare sotto il sole dei Teletubbies,[Xxv] obbliga, e nonostante l'adesione alla prospettiva anarchica che contraddistingue le presenti linee, a concordare con quanto disse Lenin nell'ultimo dei suoi opuscoli pubblicati mentre era ancora in vita, Sinistrismo, malattia infantile del comunismo; proprio con la sua diagnosi secondo la quale era già apparso evidente, nel 1920, che i “'di sinistra'” soffrivano della malattia di considerare “i loro desideri e concezioni politico-ideologiche, una realtà oggettiva”.[Xxvi] In ogni caso, sebbene eccessivamente moderata, certamente troppo insipida per la formazione di qualcosa come una psicologia rivoluzionaria delle masse (sebbene, com'è ovvio, non fosse questo l'obiettivo del governo Lula), senza dubbio, la slogan “Union and Reconstruction” guadagna in sobrietà e serietà, suggerendo un impegno in un lavoro duro e instancabile per migliorare le condizioni di vita nel nostro Paese profondamente diviso e devastato.

Sebbene Goldman riconoscesse il ruolo svolto dalla psicologia di massa nei processi reazionari, sembra che prevedesse in questa “modalità” molto più il risultato di una manipolazione che di un'espressione istintiva. Quindi, egli mette in relazione il progresso e la rivoluzione con il “processo di evoluzione naturale”, come se fosse la massima espressione sociale e collettiva della stessa pulsione di vita (e precisamente in senso freudiano);[Xxvii] ma non associare invece, almeno non all'interno di un rapporto di esclusività o di causa prima, i movimenti controrivoluzionari con la pulsione di morte – che, nelle sue successive formulazioni, il padre della psicoanalisi, come è noto, ripassava presumibilmente innata come il battito della vita. Attualmente, anche in questa ricorrente applicazione della psicologia di massa per comprendere il bolsonarismo, è diventato luogo comune invocare questa misteriosa e infame pulsione di morte – che, secondo Freud, nel senso più tecnico (e freddo) biologico, non passa dal espressione psichica di un bisogno naturale di riportare gli organismi viventi allo stato inanimato, alla decomposizione; una sorta di desiderio innato di ritorno allo stato inorganico, che “nel senso del mondo esterno” si palesa come istinto di aggressività e distruttività”.[Xxviii]

Non c'è dubbio che "un istinto di aggressività e distruttività" era sotto la luce in tutto il governo Bolsonaro per poi incarnarsi, come in modo autonomo e organico, nei nuovi patrioti. Come sappiamo, però, non si può dire che la distruttività e l'aggressività dei terroristi diretti contro la proprietà pubblica abbiano implicato la richiesta, negli eventi dell'08, del sacrificio della propria vita. Come è stato ampiamente pubblicizzato sui giornali e sui canali della sinistra, andare a una manifestazione pacifica degli insegnanti per una migliore paga implicava, di norma, un rischio molto maggiore per la propria vita che vestirsi di giallo e verde per uscire e distruggere il Congresso Nazionale , il Planalto e la Corte Suprema Federale, bruciando auto e autobus (come è avvenuto per gli eventi che hanno segnato la notte della diplomazia di Lula) e chiudendo autostrade – questo, a dir poco, e non va avanti in un elenco infinito.

Inoltre, non si può dire che negli accampamenti dei patrioti sotto la sicurezza delle Forze Armate, fosse in gioco l'espressione della violenza e dell'aggressività che esige il sacrificio di sé o, in una versione più romantica, l'eroismo – come la propaganda bolsonarista e persino le pagine ufficiali delle Forze Armate hanno incitato. In questo senso è da sottolineare la “generosità” dei finanziatori dei campi con chili, chili e ancora chili della picanha promessa da Lula a chi ha fame – chili e chili ampiamente documentati nei video.

Tuttavia, invece di ritenere tale constatazione sufficiente a degradare moralmente “l'istinto di aggressività e distruttività” alla condizione di barbarie e barbarie – come se la barbarie fosse di per sé qualcosa di negativo e la civiltà di per sé qualcosa di positivo – e intenderla come esclusiva, o circoscritto, alla psicologia delle masse controrivoluzionarie, vale la pena considerare uno dei luoghi comuni didatticamente sviluppati da Goldman. Perché l'anarchico sapeva con sufficiente autorità che, sul piano politico, rivoluzione e progresso si scontrano invariabilmente con la resistenza e l'opposizione armata delle istituzioni borghesi, il che fa violenza e spargimento di sangue, anche da parte dei rivoluzionari, che anzi – invece del grado di l'industrializzazione auspicata da Marx –, unico passo ineludibile verso (come direbbe Álvaro de Campos) la vera storia dell'umanità. Di qui il suo profondo rammarico che la rivoluzione russa – che al momento del suo scoppio, nonostante la sua arretratezza industriale, avesse tutti i mezzi per portare alla ricostruzione sociale – [Xxix] aveva portato lo statalismo e il riformismo nelle mani dei bolscevichi:

Lenin occupa la cattedra dei Romanov, il Gabinetto Imperiale viene ribattezzato Soviet dei Commissari del Popolo, Trotsky viene nominato Ministro della Guerra, e un operaio diventa governatore militare di Mosca [...] semplice cambio di nomi e personalità politiche, poi [la rivoluzione ] semplicemente non ne vale la pena. Non vale tutta la lotta e il sacrificio, l'incommensurabile perdita di vite umane e valori culturali che derivano da qualsiasi rivoluzione. E anche se una tale rivoluzione portasse un maggiore benessere sociale alla popolazione generale (cosa che, del resto, non è avvenuta in Russia), non varrebbe neanche il terribile prezzo da pagare; poiché i miglioramenti possono essere raggiunti senza l'inesorabile spargimento di sangue della rivoluzione. [Xxx]

Anche prima della formulazione freudiana, Goldman negava direttamente che una pulsione di morte "naturale" fosse la prima causa della psicologia di massa patriottica o, in un senso più generale, negava che fosse la prima causa di qualsiasi variazione della psicologia di massa controrivoluzionaria. È davvero curioso, come si può dedurre da un confronto tra i suoi testi sugli USA e la Russia, che tra le diverse declinazioni della psicologia di massa controrivoluzionaria, lei abbia incluso non solo il patriottismo (o psicologia di massa patriottica) ma anche la, apparentemente antagonista, bolscevica psicologia di massa o, se preferite, la psicologia di massa del comunismo che fu davvero. Secondo la sua dura diagnosi, il fiore della gioventù comunista sbocciato in epoca stalinista sarebbe sostanzialmente composto da due tipi: “fanatici ciechi, limitati e intolleranti, privi di ogni barlume di sensibilità etica, di ogni senso di giustizia e di equità”, e gli “arrampicatori sociali e arrivisti”, “opportunisti educati sotto il dogma bolscevico 'il fine giustifica i mezzi'”; anche se c'erano anche “un buon numero di giovani profondamente sinceri, eroici e idealisti” che avrebbero già compreso il tradimento delle masse da parte dei bolscevichi, e che, proprio per questo, se ancora vivi e non esiliati, per il in gran parte abitate prigioni politiche sovietiche e campi di concentramento.[Xxxi]

In questo senso, non c'è rischio di errore nell'assumere che Goldman avrebbe concordato sia con l'atto viziato del presidente Lula, quando ha stabilito un rapporto di analogia tra patrioti-terroristi e stalinisti, sia con la sua correzione, restituendo l'analogia esclusivamente al fascisti. Nella prospettiva da lei presentata, il fascismo va inteso anche come una delle declinazioni, forse la più essenziale, della psicologia di massa controrivoluzionaria e, quindi, sotto questo aspetto, il suo accordo con il presidente era maggiore del suo accordo con se stesso. Anche quando ha dichiarato:Queste persone, questi vandali, che potremmo chiamare nazisti fanatici, stalinisti fanatici… O meglio, non stalinisti, fascisti fanatici, hanno fatto ciò che non è mai stato fatto nella storia di questo Paese”.[Xxxii]

Vale la pena ricordare che i due testi qui scelti come filo conduttore (“Patriotismo: minaccia alla libertà” e “Preparazione militare, via al massacro universale”) portano con sé la testimonianza di un tempo in cui la psicologia patriottica delle masse stava spuntando in diversi paesi (mentre il rivoluzionario è spuntato in Russia) – essendo questa volta il contesto immediatamente prima e durante la prima guerra mondiale. Si tratta in gran parte di testimonianze e denunce di prima mano della “modernizzazione” e trasformazione radicale del patriottismo americano ereditato dai paesi fondatori – sul modello, chi direbbe?, prussiano! Questo perché, secondo la genealogia anarchica, i tedeschi furono i pionieri nell'accoppiare il militarismo al patriottismo di massa, innovazione che, copiata da altre nazioni in Europa e dagli USA, portò, come è noto, alle due Grandi Guerre.

E qui arriviamo finalmente alla domanda che conta: se il patriottismo non ha come causa prima una pulsione di morte primitiva e bandita, quale sarebbe la sua causa? E con ciò arriviamo anche alla risposta di Goldman, che non potrebbe essere più diretta: “Le masse europee non furono spinte nelle trincee e nei campi di battaglia da qualche segreto, intimo e profondo desiderio di guerra; la causa di questo fenomeno va ricercata nella sfrenata competizione per il miglior equipaggiamento militare, per eserciti più efficienti, navi da guerra più grandi, cannoni più potenti”.[Xxxiii] Cioè: non c'è naturalizzazione dell'autouccisione delle masse, nota come guerra (sia interna che esterna). In un senso molto più prosaico, la sua scommessa è che l'isteria di guerra collettiva - l'apice della psicologia di massa patriottica - fosse stata deliberatamente propagata da certi gruppi di interesse (atrio di armi) al fine ultimo dello sfruttamento internazionale dei magnati industriali, attraverso la straziante vendita dei loro beni sempre più micidiali e che, quindi, richiedevano una strage sempre maggiore, anche per dimostrarne l'efficacia. Questa e non altra è la prima causa materiale della psicologia di massa patriottica.

Naturalmente, Goldman ha riconosciuto che gli "emissari" di questo potente atrio “lavorare ovunque”, esercitando un'influenza diretta su stampa, scuola, chiesa, politici e ufficiali militari di altissimo rango, oltre a riconoscere che, lungi dall'essere esclusivi, gli interessi del atrio delle armi erano direttamente associate ad altri interessi capitalistici. Come formula in una delle sue conclusioni generali più sorprendenti: “il militarismo è il baluardo del capitalismo”.[Xxxiv] Una conclusione generale che, rispetto alla nostra immediata realtà nazionale, rimanda direttamente alla “conclusione ovvia” raggiunta dal giornalista Breno Altman, in un recente articolo (12 gennaio), per il quotidiano Folha de S. Paul: “L'idra del golpista è ospitata nelle Forze Armate, che esercitano la tutela dello Stato sin dal Guerra del Paraguay. […] Al fine di attuare un programma ultraliberale, rifare il riallineamento con gli Stati Uniti e privilegi tascabili, alti funzionari sono stati coinvolti, direttamente o indirettamente, in attacchi alla Costituzione”.[Xxxv] La differenza di enfasi con questa "ovvia conclusione" presentata da Altman sarebbe che, da una prospettiva anarchica, i nostri alti funzionari coinvolti nell'attuazione di un programma ultraliberale non sono così autonomi come sembrano. Premesso che, come ci insegna, che sarà approfondito nelle sezioni successive, il militarismo agisce come la parte sanguinaria di grandi interessi economici “che non si curano del patriottismo o dell'amore per il popolo, ma che usa entrambi per incitare alla guerra e intascare, in questo terribile affare, profitti milionari”.[Xxxvi]

E nota: che nella nostra immediata situazione nazionale (almeno fino all'insediamento di Lula), questa straziante vendita di attrezzature mortali ha favorito le cosiddette milizie e la criminalità organizzata – come è stata la principale linea di denuncia contro il governo Bolsonaro fino al fatidico gennaio 8° – non è, nella prospettiva qui adottata, né la causa prima né il fine ultimo, ma, per così dire, solo una parte del modus operandi per la guerra, quando interna. Quanto ai nostri patrioti-terroristi in verde e giallo degli accampamenti e degli assalti alle installazioni delle Tre Potenze (nella loro stragrande maggioranza disarmati, è bene ricordarlo), una possibilità è che consistono solo e soltanto in una delle fronti – il più rumoroso e il meno pericoloso. [Xxxvii]

*Mariana Lin Costa è un ricercatore post-dottorato in filosofia presso l'Università Federale di Sergipe (UFS)

note:


[I]https://www1.folha.uol.com.br/poder/2023/01/pf-termina-depoimentos-e-1159-golpistas-ficarao-presos-no-complexo-da-papuda.shtml?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_campaign=twfolha

[Ii] https://www.cnnbrasil.com.br/politica/moraes-determina-desocupacao-de-acompanhamentos-em-frente-a-quarteis/

[Iii] https://noticias.uol.com.br/politica/ultimas-noticias/2023/01/08/pm-escolta-terroristas-bolsonaristas.htm

[Iv] https://revistaforum.com.br/politica/2023/1/9/video-exercito-monta-barreira-impede-pm-de-desmontar-acampamento-terrorista-em-brasilia-129848.html

[V] https://noticias.uol.com.br/politica/ultimas-noticias/2023/01/10/pf-confirma-prisao-de-527-pessoas-por-atos-golpistas-599-foram-liberados.htm; https://www1.folha.uol.com.br/poder/2023/01/pf-termina-depoimentos-e-1159-golpistas-ficarao-presos-no-complexo-da-papuda.shtml?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_campaign=twfolha

[Vi] https://sumauma.com/para-mim-o-termo-mudanca-climatica-significa-vinganca-da-terra/

[Vii] Nel suo caso, più che difendere discorsivamente l'azione diretta violenta, Goldman ha avuto il suo nome coinvolto in alcuni attacchi, con enfasi sul tentativo fallito di assassinare il magnate industriale Henry Clay Frick, sebbene non siano mai state trovate prove sufficienti a sostegno dell'incarcerazione.

[Viii] Salvo un visto di tre mesi e pieno di restrizioni condizionali, nel 1934 Goldman non ottenne il diritto di rientrare negli Stati Uniti.

[Ix] Goldman, come è noto, nacque in una provincia della Lituania allora appartenente all'Impero russo, il 27 giugno 1869; e, all'età di sedici anni, nel 1885, emigrò negli Stati Uniti insieme alle sorelle e ai genitori. L'immigrazione della famiglia Goldman è in gran parte riconducibile al tentativo di sfuggire alle condizioni materialmente precarie e politicamente e socialmente oppressive derivanti dall'autocrazia zarista russa dell'epoca, le cui politiche antisemite (la famiglia era ebrea) furono particolarmente aggravate con l'ondata di repressione generale che seguì l'assassinio dello zar Alessandro II, ad opera del gruppo “Volontà popolare”, nel 1881; gruppo al quale, tra l'altro, ha sempre reso i più alti tributi, riconoscendosi rappresentante della stessa tradizione, che è il cosiddetto populismo russo.

[X] Nel 1908, il soldato William Buwalda partecipò a una conferenza Goldman in uniforme, proprio sul tema del patriottismo. Il fatto che, dopo la conferenza, strinse la mano a Goldman, fu condannato alla corte marziale per il reato di tradimento e condannato a cinque anni di lavori forzati nell'allora prigione militare di Alcatraz - una pena poi ridotta a tre anni. tenuto conto dei 15 anni di lavoro esemplare di Buwalda nell'esercito. In ogni caso, dieci mesi dopo la sua prigionia ad Alcatraz, il presidente Theodore Roosevelt concesse a Buwalda la grazia per evitare un maggiore sostegno pubblico alla campagna per la sua liberazione, allora condotta da Goldman e altri anarchici. Dopo essere uscito di prigione, Buwalda ha restituito al governo le medaglie militari ricevute per i suoi servizi nelle Filippine e si è unito al movimento anarchico.

[Xi] Nel luglio 1917 la Goldman fu condannata per il reato di tradimento per le sue attività contro la guerra, in particolare contro la coscrizione resa obbligatoria con l'entrata degli Stati Uniti nella prima guerra; e, nel dicembre 1919, già arrestata, fu nuovamente processata e condannata alla deportazione nella nuova Russia bolscevica – dalla quale, va ricordato, disertò due anni dopo.

[Xii] Kathy E. Ferguson. “Il movimento anarchico anti-coscrizione negli USA”. In: Matthew S. Adams e Ruth Kinna (a cura di). anarchia, 1914-18: internazionalismo, antimilitarismo e guerra. Manchester: Manchester University Press, 2017.

[Xiii] https://www.mtsu.edu/first-amendment/article/1045/espionage-act-of-1917#:~:text=The%20Espionage%20Act%20of%201917%20prohibited%20obtaining%20information%2C%20recording%20pictures,advantage%20of%20any%20foreign%20nation.

[Xiv] Idem, pag. 207.

[Xv] https://www.planalto.gov.br/ccivil_03/_ato2015-2018/2016/lei/l13260.htm

[Xvi] “Postfazione del libro La mia nuova delusione nei confronti della Russia". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit. Va detto che il titolo del suo libro La mia nuova delusione nei confronti della Russia – la cui “Postfazione” è nella citata raccolta – non è stata data dall'autrice, ma, a sua insaputa, dall'editore Doubleday, Page & Co. (Garden City, NY) che per prima ha pubblicato gli originali. Come racconta nella sua autobiografia, vivo la mia vita Goldman temeva che questa modifica, senza il suo consenso, avrebbe indotto il lettore a credere che la sua delusione sarebbe stata per la rivoluzione russa e non, come è avvenuto, "per i metodi pseudo-rivoluzionari dello stato comunista". Quanto al titolo reale da lei scelto, I miei due anni in Russia, — va notato che ha solo cercato di indicare, e nel modo più prosaico possibile, che si trattava di un resoconto della sua esperienza nella Russia bolscevica (dal dicembre 1919 al dicembre 1921), dopo la sua deportazione dagli Stati Uniti.

[Xvii] Nell'“Introduzione” alla traduzione di L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa) Sviluppo la logica di questa valutazione di Goldman.

[Xviii] Secondo l'anarchico, durante la Rivoluzione d'Ottobre, “il intellighenzia tecnica […] si è aggrappata con tutte le sue forze – come in altri paesi – alle gonne della borghesia. Incapace di comprendere il senso degli avvenimenti rivoluzionari, cercò di contenere l'ondata rivoluzionaria praticando il sabotaggio su vasta scala” – e in questo senso le si può anche rimproverare la virulenza con cui fu perseguitata dai bolscevichi, sebbene nulla giustifica il motivo per cui è avvenuta la persecuzione intellighenzia umanista. ("Epilogo". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit.).

[Xix] "Epilogo". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit.

[Xx] Idem.

[Xxi] https://www.uol.com.br/universa/noticias/redacao/2019/09/24/edir-macedo-diz-que-so-deixou-filhas-fazerem-faculdade-apos-casamento.htm

[Xxii] "Epilogo". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit.

[Xxiii] http://memoria2.cnpq.br/no-pais

[Xxiv] Epilogo". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit.

[Xxv] https://twitter.com/ptbrasil/status/1609489735914848257?s=20&t=pbNw1xnselICA_x-0_lE9w

Per altri esempi vedere:

(1) https://twitter.com/senadorhumberto/status/1602859271167016961?s=20&t=pbNw1xnselICA_x-0_lE9w ;

(2) https://lula.com.br/wp-content/uploads/2022/12/4bdc1cb3-WhatsApp-Image-2022-12-13-at-17.49.55-1-819×1024.jpeg

(3) https://pbs.twimg.com/media/FkcyI0xXoAcxNra.jpg:grande

(4) https://lula.com.br/wp-content/uploads/2022/12/3b64c657-WhatsApp-Image-2022-12-16-at-09.02.45-819×1024.jpeg

[Xxvi] https://www.marxists.org/portugues/lenin/1920/esquerdismo/index.htm

[Xxvii] Idem.

[Xxviii] Freud, S. “Il malessere della civiltà”. In: S.Freud. La civiltà e il suo malcontento: nuove lezioni introduttive e altri testi. Trans. Paulo César de Souza. San Paolo: Companhia das Letras, 2010, p. 55.

[Xxix] Elenca persino questi mezzi disponibili che “avrebbero potuto spostare le montagne se fossero stati guidati con intelligenza”: “una rete di organizzazioni e cooperative sindacali copriva tutta la Russia, colmando il divario tra città e campagna; i soviet proliferarono in risposta ai bisogni del popolo russo; e, oltre a tutto ciò, c'era il intellighenzia" ("Epilogo". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit.).

[Xxx] "Epilogo". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit.

[Xxxi] "Non c'è il comunismo in Russia". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit.

[Xxxii] https://www1.folha.uol.com.br/poder/2023/01/lula-comete-gafe-chama-golpistas-de-stalinistas-e-se-corrige.shtml

[Xxxiii] "Preparazione militare, la strada per il massacro universale". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. citazione

[Xxxiv] "Patriottismo: una minaccia alla libertà". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit.

[Xxxv] https://www1.folha.uol.com.br/opiniao/2023/01/ninho-de-serpentes-esta-nos-quarteis.shtml

[Xxxvi] "Preparazione militare, la strada per il massacro universale". In: Emma Goldmann. L'individuo, la società e lo Stato (in corso di stampa), op. cit.

[Xxxvii] Questo testo è, in parte, il risultato della nuova traduzione (in corso di stampa) della raccolta L'individuo, la società e lo Stato a cura di Plinio Augusto Coelho per l'editore Hedra (un'altra traduzione, in circolazione, è uscita dallo stesso editore nel 2007). I principali contributi della nuova edizione e della traduzione da me curata si ritrovano soprattutto nei contesti storici disposti nelle note a piè di pagina e nell'“Introduzione”; e da cui anche il presente opuscolo è, in parte, frutto. Vale la pena aggiungere che uno dei principi fondamentali che ha guidato il mio lavoro di traduzione è stato che una certa conoscenza del contesto storico è un prerequisito non negoziabile per comprendere i testi di Emma Goldman, soprattutto per quanto riguarda il loro potenziale sovversivo – apprendibile.

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