Pietro Massone

Breon O'Casey, Musica, 1997
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da ROGERIO RUFINO DE OLIVEIRA*

Commento alla canzone di Chico Buarque de Holanda

Nonostante non sia una storia, ma una canzone, “Pedro Pedreiro”, alle audizioni, conta come una canzone inequivocabile. Sembra che abbia solo la parte centrale, ma, rotondo, inizia e finisce perfettamente. Richiede solo che il tuo inizio-medio-fine si fonda con il tuo stile. Júlio Cortázar, senza saperlo, per quanto ne so, mi sarebbe piaciuto se lo avessi saputo. "Pedro Preiro Pensiero Waiting for the Train" contiene personaggio, azione e contesto tutto in una volta, iniziando con l'inizio, la parte centrale e la fine cuciti insieme nella prima strofa; forma finita del tutto-parte proprio come un sistema, più sociale che filosofico.

Il dramma, quando inizia, per chi legge e ascolta, deve lavorare per sopravvivere, nasce adulto, si afferma nella finzione. Chi aspetta vede il tempo fermarsi, chi lo fa qui per finzione lavora con ritmo, pulsazione e allitterazioni.

La narrazione, essenzialmente temporale, nasconde in “Pedro”, nella parte che lo tocca nel racconto, una falsa fissazione sulla e sulla durata della vita della sua canzone, questione di minuti. Nel tempo, la musica, metà della canzone, esiste solo in azione, non può essere smontata, non può essere immagazzinata, non può essere immagazzinata. L'idea irrealistica che tutto ciò che non si vede non esiste, ma si materializza solo davanti agli occhi, muore come caricatura ed entra nell'orecchio come una contraddizione che si propaga dall'oggettività della prima nota. È o o niente, no, niente di o: divenire, forse, come la realtà a cui si riferisce “Pedro”.

“Aspettando, aspettando, aspettando / Aspettando il sole / Aspettando il treno / Aspettando l'ascesa […]”: il tempo passa, il sogno no. La stilizzazione anaforica è un conflitto con la dura vita che dura come pietra. Mettendosi in fila prima della lettura del racconto, fino all'ascolto della canzone “Since the last Month”, il tempo si crea quando assume una forma testuale, e tocca Pedro fermo, e gli racconta una storia, per ora nemmeno una storia, e lo avverte del futuro, “il mese prossimo”, temporalmente impossibile che l'aumento di stipendio possa realizzarsi entro due minuti e trentacinque secondi. Il genere della canzone è coautore dei suoi effetti, e qui il Brasile prospera, a volte lontano, a volte vicino ai suoi Pedros.

Le percussioni, permanenti dall'inizio alla fine, rappresentazione di una continuità inevitabile, accelerano il tuo orologio sonoro, fanno vibrare la tua samba. A questa indifferenza reagiscono gli ottoni melodrammatici, che arrangiano solo quello che arrangiano perché sono più contingenti, e curiosamente felici, latinoamericani. C'è un cerchio tra Pedro e il muratore, ovvero una linea non teleologica che utilizza la struttura ben rifinita di Chico Buarque come fonte della sua energia virtuale.

Poi, come ogni cosa nella vita, dipende. Il treno annuncia “sta arrivando”, una promessa che, ripetendosi come ironia critica nel racconto, rivela che potrebbe essere fermato. Oppure, ripetendosi come onomatopea nella stessa parte finale del canto, generando un effetto dipendente dall'interpretazione data dal canto in un atto consapevole e pratico, segnala che potrebbe essere speranza.

*Rogerio Rufino de Oliveira È professore di letteratura e dottorando in Letteratura presso l'Università Federale dell'Espírito Santo (UFES)..


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