da JEAN PIERRE CHAUVIN*
I padroni della stampa, come i signori della guerra, sanno bene come utilizzare l’ideologia del “diritto di difesa” a favore delle potenze mondiali
Domenica 22 ottobre 2023, dalle 16 in poi. A intervalli regolari, un emozionato annunciatore di gara annuncia che, presto, il canale televisivo (il cui marchio celebra i massacri causati da Entrate e Bandiere, nel XVII e XVIII secolo) trasmetterà materiale esclusivo sulla guerra tra “Israele contro Hamas”. Lunedì 23 ottobre dalle 20:45 in poi. Il telegiornale dello stesso canale dedica un intero blocco ai nomi di alcuni israeliani scomparsi, mentre il footer dello schermo evidenzia la scritta “Israel x Hamas”.
Attenzione: gli oltre cinquemila morti in Palestina non sono ancora stati inclusi nel conto dell'emittente; e, come sappiamo, questo non è un fatto isolato. Del resto, ci vorrebbe molta ingenuità per credere che questo sia semplicemente il punto di vista di un gruppo o di un settore. Ciò a cui stiamo assistendo è il tentativo di convalidare, come unica e legittima, la prospettiva veicolata giorno e notte dai cartelli dei mass media.
Non è il buon senso ad alimentare le emittenti; È il cinismo dei loro portavoce a forgiare il presunto buon senso, orgogliosamente riprodotto da “uomini buoni”.
I padroni della stampa, così come i signori della guerra, sanno benissimo come utilizzare l’ideologia del “diritto alla difesa” a favore delle potenze mondiali, rafforzando gli stereotipi. Al telegiornale, mezz'ora fa, un uomo israeliano in uniforme ha dichiarato che l'attacco al Libano (oggi) avrebbe impedito l'azione di Hezbollah.
È stato grazie alla stampa aziendale che abbiamo appreso, attraverso l'opinione espressa dai nostri genitori, che alcuni sono dittatori e altri sono presidenti; che quelli rappresentano la libertà di espressione, la proprietà individuale e la “sana” libera concorrenza, mentre gli altri simboleggiano modi di pensare totalitari e arretrati o di gestire settori della cultura e della macroeconomia; che alcuni hanno potere di veto, poiché la loro sede è permanente, mentre altri, chiamati (da un opportunista senza scrupoli) paesi di “poca rilevanza”,[I] non meritano nemmeno di essere ascoltati nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Non c’è dubbio che gli acronimi ONU e USA condividano pseudovalori equivalenti. Dobbiamo però chiederci ancora una volta: qual è l’orizzonte immediato per Israele, Stati Uniti e compagnia bella? Prosciugare la produzione dell’industria degli armamenti, scaricando proiettili, missili e bombe sui civili palestinesi, in nome del “bene”. Purtroppo, poiché le armi sono guidate, ma ancora non accertano identità, età, religione e appartenenza partitica, non passerà molto tempo prima che i portavoce della strage riusciranno a riciclare in modo scandaloso quanto dichiarato anche da George Bush a proposito delle migliaia di morti nella guerra “contro il terrorismo”, in Iraq, nell’ottobre 2015. Anche la CNN riportò all’epoca la notizia in tono critico.[Ii]
L’obiettivo principale, che corre parallelo a quello dei missili, è quello di rafforzare la convinzione che sia necessario sradicare il “male”, anche perché sarebbe praticato da “animali”, come ha affermato un membro del governo israeliano genocida. Basta scorrere il alimentare su Instagram imbattersi in video di persone sadiche: usa un'attrice ketchup, borotalco, matita nera e frutta per ridicolizzare la sofferenza delle donne palestinesi e dei loro figli; un gruppo di israeliani, con bambini, uomini e anziani, si raduna con striscioni che incoraggiano la Tzahal e grida di odio, suggerendo che è necessario sterminare gli arabi in generale, preferibilmente i palestinesi.
Evidentemente la lotta non è “contro Hamas”. A cominciare dal fatto che i conflitti tra Israele e Palestina si basano su mitologie antiche, presumibilmente basate su libri sacri. In Brasile, dove il Bibbia è conosciuto più dagli atei e dai religiosi progressisti che dai credenti acritici, gli stessi che si dicono pro-vita e gridano che “l’aborto è un omicidio” sono lì a sollevare con orgoglio i loro pregiudizi, tutti cristianamente giustificati, nella difesa intransigente di Israele, chiudendo gli occhi davanti agli uomini, alle donne e ai bambini massacrati. Per cominciare bisognerebbe scoprire se i fondamentalisti Fatto in Brasile riconoscerebbe le differenze tra il periodo mosaico e quello cristiano.
Il vocabolario, cioè la scelta lessicale dei veicoli di comunicazione aziendale, produce effetti gravi e, in alcuni casi, irrimediabili. Sarebbe rilevante indagare se i guardiani dei factoidi abbiano imparato qualcosa dalla tempesta neofascista in Brasile. A giudicare dal modo mite con cui si rivolgono al candidato dell'estrema destra argentino, parzialmente sconfitto ieri, il cinismo è più redditizio dell'etica. La simulazione dell'impegno per la verità continua a dominare le stazioni radio, i canali televisivi, i veicoli “più credibili” e podcast, guidati da “produttori di contenuti” tanto superficiali quanto opportunisti.
Solo un inguaribile ottimista può vedere una via d’uscita, in questo Paese di truffatori, reazionari e ipocriti ossessionati dalle armi, che: (1) tentavano di contattare gli alieni alternando segnali luminosi a messaggi nelle lingue dei terrestri; (2) pregato attorno ai pneumatici; (3) sono saliti sul paraurti di un camion simulando un eroismo senza compromessi; (4) hanno rapito i bambini dei popoli originari per “evangelizzarli” secondo la teologia della prosperità (utile solo per i pastori televisivi); (5) giurare di difendere l'onore della famiglia, commettendo femminicidi e violentando donne e bambini; (6) votano per i nemici della sanità, dell’edilizia pubblica, dell’istruzione pubblica, ecc., ecc., ecc.
* Jean-Pierre Chauvin Professore di Cultura e Letteratura brasiliana presso la Scuola di Comunicazione e Arti dell'USP. Autore, tra gli altri libri di Sette discorsi: saggi sulle tipologie discorsive (Editore Cancioneiro).[https://amzn.to/3sW93sX]
note:
[I] https://oglobo.globo.com/blogs/sonar-a-escuta-das-redes/post/2023/10/moro-diz-que-brasil-nao-tem-relevancia-internacional-e-e-rebatido-por-ministro-das-relacoes-exteriores-como-nao.ghtml
[Ii] https://edition.cnn.com/2015/10/06/middleeast/us-collateral-damage-history/index.html
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