Pinheirinho

Patrick Caulfield, Giardino con pini, 1975
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da PRISCILA FIGUEIREDO*

selezione di poesie

 

solo un nome[I]

Pinheirinho, Pinheirinho
cosa ti hanno fatto
era così triste
ma così triste
che nessuno in questo mondo
Dovrei dire di più che c'è.
Pinheirinho, quindi io dico...

io non esisto
Mento e non solo:
quando ho saputo che esistevi
è che non esisti più.

Pinheirinho, così minuscolo
mi sembra di capire
mettilo al sicuro nella mia mano -
quanta illusione può produrre un nome!
avanzare
se non ti chiamassimo più così?

Liberaci dall'illusione, da ogni illusione
tu, quello senza sentinella né corpo di guardia
il cui sonno hanno interrotto sotto la pioggia
per una cattiva ragione.

 

Invito a comporre un banco

Attendiamo con impazienza il vostro prezioso contributo,
che dissiperà bene molti dei nostri dubbi
come ne pianterai qualcuna mai immaginata
e con questi altri labirinti,
più arioso di quelli vecchi.

Abbiamo sbattuto la testa così tante volte
su false porte e specchi
che altro che perdere noi stessi
imballato all'infinito.

Conto su di te per venire in nostro aiuto con il bagliore
della tua perspicacia ed erudizione, l'incantesimo
della tua riflessione coraggiosa, che sempre anima
l'anima già così stanca dei nostri giovani.

 

Mosé

Stavi per addebitare 200 conti -
giusto, non erano le Tavole della Legge,
ma sei andato a caricare e caricare
non è per il becco della tua specie.

Sembra che abbia una birra da affrontare
il capo assente che ti ha strappato,
o i tuoi buttafuori pubblicati lì.
Un datore di lavoro che deve avere
anche amici ovunque,
e questi amici in un batter d'occhio
diventano carnefici, truppe d'assalto.

Se il capo li autorizzava, benissimo;
se non l'hai autorizzato, va bene lo stesso.
Chi ti ha detto di andare lì e lavorare con il fuoco?
Come può una donna sapere perché è picchiata,
dovresti saperlo anche tu, Moïse.

 

striscia

quello sul muro
quello del ragionamento
............             il crack del conto
la scissione del partito
............             del gruppo
............             dalla chiesa
............             dalla folla
............             dell'elettorato
la crepa nel tubo
............             sul marciapiede
la crepa nel bagagliaio
la crepa nel volto e nella pietra
la rottura del compromesso
la frattura morale
la frattura ermeneutica
il crack del ragazzo
......... ..              la spaccatura del continente
.................. ..    quello della partenogenesi

............                             le ragazze

.............                                            quello del Mar Rosso

 

Il toro che è andato a morire in mare

L'altro giorno è apparso sul giornale che un toro
è sceso dal carro quando
arrivato per la Fiera dell'Agro;
fermarsi era come morire e deciso
morire in mare...
Che dignità, che coraggio!
Potrebbe essere stato colpito e sfruttato
almeno la carne, il cuoio
(ma poiché era prezioso e si fidavano
nella sua superiorità,
lo preferivano intatto, sicuri di catturarlo.)

Pesava 600 chili.
Dopo ore di viaggio spremute
con altri della tua specie
e terrorizzato dal rumore dell'agro
che li ha accolti,
arrampicato tra la vegetazione,
questo sabato. Mercoledì il bue
anticonformista sarebbe visto
sul retro dell'aeroporto —
così che a Stella Maris per poco
non gli tarparono le ali.
La fine: è così che è stato raccontato.
Si potrebbe quasi dire: in mare
si impossessò di sé, nel mare volò.

 

La nebbia intorno al collo
è il centro nevralgico, a volte pacifico, dei miei gesti;
la testa, quella che chiamano la testa,
sta rotolando se non nel mondo, in questo stesso quartiere.
Ho sognato che me l'hanno portata via, ma quando mi sono svegliato
Mi sono ricordato di essere un sogno ripetuto,
un sogno di nebbia, di cui
non aveva la testa da molto tempo.

Un altro giorno il ballo grottesco ed espressivo
è sceso verso di me,
me ne sono andato.
la pannocchia
dei capelli portava sempre più detriti,
e gli occhi non scomparvero sotto le palpebre,
ma sotto la polvere. È così tanto per una testa
sdraiarsi e rotolare.
La nebbia ha dentro dozzine di paia di occhi,
ma questi sono chiusi come le stelle che
cancellato.

Non c'è alcuna differenza palpabile tra il paradiso
e finzione sulle mie spalle.
Risuona il canto della legge morale
ancora dentro di me.

*Priscila Figueiredo è professore di letteratura brasiliana all'USP. Autore, tra gli altri libri, di Matteo (poesie) (beh ti ho visto).

 

Nota


[I] Poesia scritta nel 2012 e rivista nel 2020. Inedita, come le altre di questa selezione.

 

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