da FERNANDO RIOS*
Manifesto contro la lettera-munizione e la parola-arma che fanno della quotidianità un campo di battaglia per anime vuote
Per Sofia, a quel tempo, una nipotina di sedici mesi che già comunicava attraverso baci e carezze. Otto anni oggi, pieni di carezze e baci, così sia sempre.
1.
che parola è questa
che fa male oltre la bocca
che morde, fa a brandelli
e senza alcuna scienza
si trasforma in spazzatura
tutta la coscienza possibile
che parola è questa
così mal detto
sarebbe vantaggioso
(se è stato detto bene)
come la stessa mano
che cambia da schiaffo e pugno
per dolce affetto emozione
che parola è questa
che urla, spaventa
terrorizza
e fare il dialogo
un monologo narcisistico
da un popolo amico
uno strano nemico
che parola è questa
che si allontana
trasforma una piazza del dialogo di pace
nella tempesta di battaglia
monologhi di guerra
e lasciarlo nel corpo
le lettere di shrapnel
esploso da una bomba a bocca
che parola è questa
che uso nella vita di tutti i giorni
e questo non lo so
che danni provoca
perché non mi fa vedere niente
oltre il mio stesso naso
che parola è questa
che uso senza saperlo
è un dardo avvelenato
una caramella acida
che esce distorto
penetra in profondità attraverso l'orecchio
senza passare per il cuore
fa girare la testa a chi c'è
amico fratello noto sconosciuto
espone errori e paure viscerali
perché non vogliamo mostrare
Cosa siamo,
beffa
quello che vorremmo essere
che parola è questa
che tutto il tempo
usare come minaccia
per combattere la sfortuna
virtù fortuna
Costruito in modo machiavellico
e fammi un finto forte
questo discorso però
mal creato
non cambia nulla
Perché continuo così
sempre faccia a faccia
senza scappare da me
che parola è questa
che quando me ne rendo conto
boomerangicamente
mi espone al vuoto
interiormente vuoto
eu
un corpo nella terra desolata
2.
Voglio eliminare la parola guerra dal mio discorso
dal momento che non riesco ancora a toglierla dalla vita
Voglio eliminare la parola lotta dal mio discorso
perché ancora non riesco a toglierla dalla vita che affligge gli altri
Voglio eliminare la parola arma dal mio discorso
poiché non posso ancora strapparlo dalla mano omicida
Voglio eliminare la parola mitragliatrice dal mio discorso
dal momento che non riesco ancora a farla uscire dalla prima linea
Voglio eliminare la parola esercito dal mio discorso
poiché non posso ancora e ancora escluderlo dagli imperi nazionali
Voglio eliminare la parola soldato dal mio discorso
dal momento che non riesco ancora a trasformarlo in un uccello sciolto
Voglio eliminare la parola fucile dal mio discorso
dal momento che non riesco ancora a toglierlo dall'occhio cieco del rabbioso
Voglio eliminare la parola granata dal mio discorso
poiché non posso ancora seppellirlo nelle sabbie mobili
Voglio eliminare la parola revolver dal mio discorso
poiché non posso ancora rimuoverlo da menti codarde e dita folli
Voglio eliminare la parola trincea dal mio discorso
poiché ancora non riesco a trasformarlo in un giardino di buoni sapori e odori
Voglio usarlo nel mio discorso
solo tutto ciò che è calmo e vero
e specialmente
che non distrugge
né mio né tuo
anima di fratellanza
Voglio usarlo nel mio discorso
questo sì e sempre
invece di intrepidi e dolorosi siluri
argomentazioni fluide, semplici e chiare
3.
Voglio togliere alcune parole dalla mia vita
poiché non posso eliminarli dal dizionario
perché non riesco a toglierli dalla testa degli sprovveduti
Voglio rimuovere la parola pallottola arrabbiata dal mio discorso
e trasformarlo in un alimento sempre dolce
perché la pallottola che nidifica e alloggia
infligge una ferita sanguinante
sia nel corpo animato
come nel pensiero
Parlo con la metafora del proiettile
come qualsiasi arma
perché sono lettere singole
che in un dato momento
decostruire una testa
e con una frase semplice
distruggere ogni saggezza
4.
devi prenderti cura delle lettere
e condirli con gli aromi
per trasformarli in profumo
o gustosi sapori
di quelli mangiati in famiglia
sangue o non il mio sangue
senza essere esangue
Voglio giocare con le lettere
e con loro creare parole
sensato, vero, possibile
come la pace, l'amore, l'affetto, la solidarietà,
e usali a piacimento
senza paura o vergogna
e cercare di prenderli a poco a poco
allontanati con calma e delicatezza
odio, rabbia, invidia, malizia
mettiamo insieme lettere di sabbia e argilla
e creare parole mattoni e muri
e costruire nuove case
in modo che tutti possiamo adattarci
in ogni nostro momento
quando siamo grandi o piccoli
ma lo siamo
e consapevolmente
esistiamo
andiamo insieme a scrivere i semi
e creare giardini, aiuole, frutteti, boschi
e creare cibo
quelli che pranzano e cenano
sognare intensamente di notte
e festeggiare un nuovo giorno
andiamo insieme testi note musicali
e cantare in coro la gioia di sorridere
uniamo le lettere
e costruire parole
poi
poter guardare
dopo la tempesta
un arcobaleno
su un orizzonte a venire
l'alfabeto è nostro
le lettere ci sono
e le parole...
ci mancano solo la scienza, il coraggio e la coscienza
ricostruire forse le stesse parole
per un nuovo nostro dizionario
che pacificamente umanizza
per la notte e la mattina
tutto il nostro discorso oggi domani giorno dopo giorno
*Fernando Rios è un giornalista, poeta e artista.
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