Poesie, di Giuseppe Ungaretti

Paul Klee, Questa stella insegna a piegarsi, 1940.
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da DEBORA MAZZA*

Considerazioni sull’antologia del poeta italiano

poesie, di Giuseppe Ungaretti, colpisce per la sua estetica: copertina cartonata, tema impressionista con tecnica craquelê in copertina e retro, varie tonalità di verde, arancione e bianco, fronte e retro arancioni, formato rettangolare 14 x 27, carta patinata perlescente. Un libro bello e presentabile che affascina l'occhio. L'opera è segnata da percorsi, luoghi, tempi e persone che hanno attraversato la sua biografia, trasfigurandosi in una poetica ermetica.

Nella Prefazione Alfredo Bosi ci informa che Giuseppe Ungaretti fu professore di letteratura italiana all'Università di San Paolo (1936 – 1942). Riferisce di ricordare il ritmo delle sillabe, staccato, che hanno dovuto imparare a leggere frasi brevi, intense, con la forza suggestiva di ogni pausa. Dice: “Niente nei suoi versi è casuale, nulla si intromette in essi come esercizio verbale separato o superfluo, poiché tutto è saturo di significato” (p. 10).

staccato, o evidenziato, designa un tipo di fraseggio o di articolazione in cui le note e i motivi delle frasi (parole o musica) devono essere eseguiti con sospensioni e pause tra di loro. È una tecnica esecutiva strumentale o vocale che si oppone al legato, connesso, che consiste nell'unire note o parole successivamente in modo che non vi siano pause o silenzi tra loro (https://dicionario.priberam.org/)

Giuseppe Ungaretti, figlio di genitori italiani da Lucca, nacque nel 1888 ad Alessandria d'Egitto e lì trascorse l'infanzia e l'adolescenza. Suo padre, un ingegnere assunto per lavorare alla costruzione del Canale di Suez, morì in un incidente sul posto. La famiglia rimase ad Alessandria lavorando in una panetteria e lui iniziò la sua educazione formale in francese a Ecole Suisse Jacot, risvegliarsi alla letteratura. In gioventù si interessò alla poesia e fu coinvolto in gruppi letterari e incontri di movimenti socialisti e anarchici. Ha lavorato come giornalista e critico letterario presso Revista Risorgeteque, a cura dello scrittore anarchico Enrico Pi, prendendo le distanze dalle sue origini cristiane e dichiarandosi ateo.

Nel 1912, all'età di 24 anni, Giuseppe Ungaretti si trasferì a Parigi, frequentò il Sorbonne e ha frequentato le lezioni di Henri Bergson a Collegio di Francia. Ha partecipato a gruppi letterari e pubblicato sulla rivista Lacerba. Nel 1914 ritornò in Italia, stabilendosi a Milano e arruolandosi volontariamente nella Fanteria. Nel 1915 fu reclutato per combattere nella provincia di Trieste, di fronte al Carso, e poi dentro Champagne, in Francia, durante la prima guerra mondiale. In quel periodo si sentì profondamente colpito dal suicidio di un suo compagno di pensione, un combattente morto nell'assoluto anonimato:

IN MEMORIA

Era chiamato
Moammed Sceab

caduta
di emiri di nomadi
suicidio
perché non c'era più
Patria

Ho amato la Francia
e ha cambiato nome

Era Marcel
ma non era francese
e non lo sapevo più
Viver
nella tua tenda
dove senti il ​​canto
dal Corano
gustando un caffè

Non lo sapevo
legare
l'angolo
del tuo abbandono

L'ho seguito
insieme alla padrona di casa
dove vivevamo
a Parigi
al numero 5 di rue des Carmes
squallido vicolo in discesa

riposa
al cimitero di Ivry
periferia che assomiglia
Semper
in giornata
de
fiera scomposta

E forse solo io
lo so ancora
che visse (p. 39, 41)

Fu profondamente scosso dalla durezza della guerra e pubblicò Il porto sepolto raffigurante momenti di orrore e dolore:

IL PORTO DEL SEPOLTO

Arriva il poeta
e poi ritorna alla luce con i suoi canti
e li disperde

Di questa poesia
ho abbastanza
quel niente
di inesauribile segretezza (p. 43)

Poi ha scritto Casa Mia, esprimendo la gioia di qualcuno che è sopravvissuto alla tragedia della guerra ed è riuscito a tornare senza indurire i suoi sentimenti:

LA MIA CASA

sorpresa
dopo tanto
di questo amore

Pensavo di averlo disperso
in tutto il mondo (pag. 31)

Nel 1918 Giuseppe Ungaretti tornò a Parigi e lavorò come corrispondente per il Jornal Il Popolo d'Italia, di Benito Mussolini, dal quale si sentì affascinato e strinse legami più stretti. Nel 1920 sposò la francese Jeanne Dupoix, dalla quale ebbe una figlia, Ninon (1925), e un figlio, Antonietto (1930).

Ritornò in Italia nel 1926, stabilendosi a Roma, lavorando come giornalista per diversi giornali stranieri e aderendo al Partito Nazionale Fascista. Nel 1928 si ricollegò al cattolicesimo e cominciò a frequentare monasteri e gruppi liturgici, avendo firmato il Manifesto filofascista degli scrittori italiani.

Negli anni '1930 si trasferì nella città di San Paolo e divenne professore all'USP, il suo primo lavoro stabile. Visse esperienze dolorose in Brasile con la morte del fratello (1937) e del figlio Antonietto (1939) a soli nove anni a causa di un grave attacco di appendicite. Questi episodi di perdita e sofferenza hanno ispirato il lavoro Il dolore, pubblicato a Milano, con le poesie Giorno per Giorno (p. 197-203), riportando l'agonia del ragazzo e Gridaste: soffoco (p. 244-245) che porta con sé qualcosa di strano e crudele, l'azzurro eccessivo del cielo di San Paolo quando assiste, sordo e impassibile, alla morte dell'amato figlio.

GIORNO PER GIORNO

“Nessuno, mamma, ha mai sofferto così tanto…”
E il tuo volto è già cancellato
Anche se gli occhi sono ancora vivi
Dal cuscino tornai alla finestra,
E la stanza era piena di passeri
Beccando le briciole che suo padre aveva sparso
Per distrarre il ragazzo...

Ora solo nei sogni posso baciare
Le tue mani fiduciose...
parlo, lavoro,
Sono cambiato poco, ho paura, fumo...
Com'è possibile che riesca a resistere così a lungo la notte? …

Gli anni mi porteranno
Forse altri orrori,
Ma se vi sentissi insieme,
mi avresti consolato...

[...]

Ti amo, ti amo e il pianto è infinito! … (pag. 197-199)

HAI URLATO: SOFFOCAMENTO

Io non riuscivo a dormire, tu non riuscivi a dormire...
Hai urlato: Soffoca...
Sul tuo viso, già ridotto a teschio,
Gli occhi, che brillavano ancora
Un attimo fa,
Gli occhi si dilatarono…. Hanno perso….
Sono sempre stato timido,
Ribelle, testardo; ma puro, libero,
Felice, ai tuoi occhi sono rinata...
Poi la bocca, la bocca
Cosa sembrerebbe, nel corso della tua vita,
Lampo di grazia e di gioia,
La bocca si contorse in una lotta silenziosa...
È morto un ragazzo...

Nove anni, un circolo chiuso,
[...]
Come adesso, era notte,
E mi hai dato la tua mano, la tua bella mano...
Terrorizzato ho sentito la mia voce dire:
Questo cielo astrale è troppo azzurro,
Troppe stelle lo affollano,
E, per noi, nessuno ci è familiare….
[...]

Tre anni dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, Giuseppe Ungaretti ritornò in Italia, ricevuto con onore da Giuseppe Botai, ministro dell'Istruzione del Partito Nazionale Fascista, e fu nominato professore di Lettere Moderne all'Università di Roma. Alla fine della guerra, dopo la caduta di Mussolini, espulso dal corpo docente per i suoi legami con il regime fascista, finì per essere reintegrato quando i suoi colleghi votarono a favore della sua reintegrazione. Vi rimase fino al 1958, anno della morte della moglie Jeanne. Morì a Milano nel 1970, all'età di 82 anni.

Geraldo Holanda Cavalcanti, traduttore di grandi poeti italiani del XX secolo, con opere pluripremiate in Brasile e Italia, afferma che Giuseppe Ungaretti è stato il poeta che gli ha dato più lavoro, poiché la traduzione dovrebbe interpretare le immagini della sua poesia e adattarle alla sua sintassi, allontanandosi il meno possibile dalle parole e dal ritmo poiché i suoi testi danno la sensazione che “l'autore non accetta di essere decifrato” (p. 9). Cerca così di perseguire le scoperte delle parole e dei ritmi, tracciando allo stesso tempo un itinerario autobiografico attraverso la poesia. Capisce che si tratta di poesie di natura meditativa con temi ricorrenti come il tempo, la vita, la morte, l'essere e il nulla (p. 17). In questo modo la sua poesia trasporta immagini di disperazione e di morte inserite nello scenario dell'illusione della consolazione:

Eterno

Tra un fiore raccolto e un altro offerto
il nulla inesprimibile (p. 25).

In questo modo Geraldo Holanda Cavalcanti comprende che immagini, musica e, soprattutto, ritmo strutturano le frasi liriche che devono essere lette ad alta voce, dando rilevanza alla pausa, ai momenti di silenzio per approfondire la percezione di ogni unità di significato, tante di cui sono composti da una sola parola (p. 18). Ciò suggerisce che l'espressione “il sentimento del tempo” possa denominare l'intera opera di Giuseppe Ungaretti.

E concludo con:

VAGAMONDO

In parte
alcuni
del mondo
io sento
a casa.

In ciascun
clima
nuovo
che incontro
riconosco
sconsolato
che
un giorno
Sono stato anche da lui
affettuoso

E lo lascio sempre andare
estero

essendo nato
anche indietro nel tempo
vissuto

goditi un singolo
minuto di vita
primitivo

Sto cercando un paese
innocente

Giuseppe Ungaretti studiò in buone scuole e università, partecipò a movimenti culturali e politici progressisti, fu giornalista, critico letterario e professore universitario. Ciò che mi incuriosisce del suo percorso sono le domande poste da Theodor Adorno (2000) a partire da Auschwitz: come potrebbe un intellettuale e un poeta colto, colto, sensibile cedere al potenziale autoritario del fascismo?; in che modo le questioni sociali e psicologiche nelle società moderne evocano costantemente tratti repressi che promuovono l'aggressività, la brutalità e la cieca manipolazione del cervello?; Perché la disciplina corporea, la capacità di sopportare il dolore fisico e l'indifferenza al dolore degli altri sono legate ad immagini che rappresentano la forza, la sicurezza, la virilità, l'attrazione sadica e distruttiva?

Giuseppe Ungaretti non fu l'unico caso: Ezra Pound (1885- 1972), nato a Hailey, Idaho, negli USA, si trasferì in Italia nel 1924 e fu uno degli autori rinomati per la produzione di opere letterarie innovative. Poeta, critico letterario e, insieme a TS Eliot, divenne il principale rappresentante del movimento modernista. Tuttavia, durante gli anni '1930 e '1940, divenne un apologista del fascismo, un ammiratore di Mussolini e conduttore di un programma radiofonico dal forte contenuto antisemita e antiamericano, accusando addirittura il popolo ebraico dell'avvento della Seconda Guerra Mondiale.

Louis-Ferdinand Céline (1894- 1961), medico e scrittore francese, scrisse il suo romanzo Viaggio a tarda notte Acclamato dalla critica per il suo uso coerente dello slang e del linguaggio volgare, pubblicò tuttavia opuscoli antisemiti, collaborò con l'occupazione nazista della Francia e sostenne il governo di Vichy e il Terzo Reich.

Umberto Eco (2013), discutendo il ruolo delle università nel mondo globalizzato, sottolinea che esse persistono come uno di “quei pochi luoghi in cui è possibile un confronto razionale tra diverse visioni del mondo” (p. 3) e che “la storia in noi ha dimostrato che si può amare Brahms o Goethe e allo stesso tempo essere capaci di organizzare campi di sterminio.

Ma questi stessi uomini, prima di portare a termine la loro soluzione finale, hanno dovuto perseguitare le università, una per una, e sottomettere tutte le menti critiche” (p. 3). Così, nonostante casi come Ungaretti, Pound e Céline, l’università, l’istruzione, la scuola, la cultura e la letteratura restano antidoti contro ogni tipo di dittatura.

* Debora Mazza È docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Educazione di Unicamp. Autore, tra gli altri libri, di Paulo Freire, cultura e istruzione (Editore Unicamp). [https://amzn.to/48uJdfS]

Riferimento


Giuseppe Ungaretti. poesie. Traduzione: Geraldo Holanda Cavalcanti. Edizione bilingue. San Paolo, Edusp, 2022, 272 pagine. [https://amzn.to/3rp7KlU]

Bibliografia


ADORO, Theodor W. Educazione all'emancipazione. San Paolo: Paz e Terra, 2000.

ECO, Umberto. Perché le università? Bologna, 2013. Testo originale disponibile su http://www.disf.it/files/eco-perche-universita.pdf. Traduzione Marco Aurelio Nogueira. Disponibile: https://marcoanogueira.blogspot.com/search?q=umberto+eco.


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