da FRANCISCO FERNANDES LADEIRA*
Con ineleggibilità, la destra cerca un sostituto per Jair Bolsonaro
Questo venerdì, 30 giugno, è uscita la tanto attesa decisione del Tribunale elettorale superiore (TSE): per abuso di potere politico e uso improprio dei media, Jair Bolsonaro è ineleggibile per otto anni. C'è ancora un ricorso – allo stesso TSE o alla Corte Suprema Federale (STF) – ma, con il “mito” impossibilitato a contestare le elezioni, si presenta una grande opportunità per la destra brasiliana di costruirsi un nome forte per le elezioni presidenziali del 2026, senza dover ricorrere a imbarazzanti appoggi per l'ex capitano dell'esercito.
Il giornale Folha de S. Paul lo saluta come un'occasione d'oro. “Il successo dipenderebbe, però, dalla strutturazione di un'agenda minima di proposte, che delimiti le divergenze con la sinistra in ambito economico e lasci in secondo piano l'agenda doganale. L'idea è quella di promuovere una sorta di anti-PTismo qualificato, per evitare il rischio di svuotare il discorso”, ha puntualizzato il quotidiano della famiglia Frias.
In altre parole, la destra cerca di rendere praticabile un nome che possa sconfiggere il PT nel 2026, ma che non compia le stesse vessazioni, allucinazioni e spavalderie bolsonariste e, allo stesso tempo, metta in pratica il nefasto programma neoliberista (che significa strappare la pelle al lavoratore e consegnare lo Stato brasiliano al grande capitale). Insomma: scambiare la “destra radicale e barbarica” con una “destra pulita e civile”.
L'anno scorso hanno tentato questa manovra, con la fallita “Terceira Via”. Ma, con Jair Bolsonaro fuori dai giochi, le cose prendono una piega diversa. Non che sia facile. La destra tradizionale non è mai stata popolare in Brasile. In molte occasioni, per vincere le elezioni, ha dovuto improvvisare nomi del basso clero politico, come Jânio Quadros, Fernando Collor e lo stesso Jair Bolsonaro. D'altra parte, Lula è ancora piuttosto popolare; può tranquillamente essere rieletto o eleggere il suo successore.
Ancor prima che uscisse la sentenza di ineleggibilità di Jair Bolsonaro, sulla stampa conservatrice, sia su veicoli grandi che piccoli, si speculava già su chi avrebbe sostituito il “mito” come leader della destra brasiliana.
Almeno cinque governatori sono citati per la carica - Eduardo Leite, Ratinho Júnior, Romeu Zema, Ronaldo Caiado e Tarcísio de Freitas -, con il rappresentante del San Paolo, per il momento, il favorito per sostituire Jair Bolsonaro.
Secondo gli editorialisti dei principali telegiornali del Paese, Tarcísio de Freitas ha un profilo “tecnico” e “pragmatico” (un eufemismo per agenti pubblici che attuano in modo efficiente politiche favorevoli al mercato e contrarie agli interessi della popolazione, come privatizzazioni e tagli agli investimenti pubblici in sanità e istruzione).
Per quanto sopra Folha de S. Paul, Tarcísio de Freitas, così come il governatore del Minas Gerais, Romeu Zema, sono personaggi che dialogano con il bolsonarismo e, in concomitanza, hanno una performance meno legata ai confronti.
Così, secondo il quotidiano di San Paolo, potrebbero guidare la destra che è sorta con Bolsonaro, ma enfatizzando il liberalismo economico e accennando alla parte conservatrice della popolazione, attraverso valori condivisi, come la famiglia e la religione.
A sua volta, Ratinho Júnior, governatore del Paraná, è nominato dal Stadio di San Paolo come un politico “moderato”, “di centro” e “antiestremista”, che “potrebbe aver avuto la sua conoscenza nazionale potenziata dalla fama di suo padre, il presentatore televisivo Carlos Massa, il Ratinho”.
Quanto a Eduardo Leite, governatore del Rio Grande do Sul, per essere omosessuale può alzare la bandiera dell'identità, che tende anche a raccogliere il sostegno di settori meno politicizzati della sinistra. Pesa però contro Eduardo Leite il rifiuto dell'elettorato più conservatore.
Infine, in un articolo pubblicato su Opzione giornale, il giornalista Euler di França Belém ha difeso il nome di Ronaldo Caiado per sostituire Jair Bolsonaro come principale politico della destra brasiliana. Per lui il governatore di Goiás è liberale, si crede di destra, ma non ha niente a che fare con il reazionario messianico del peggior bolsonarismo. È una destra “moderata”, “civile” e “razionalista”.
Evidentemente non farò come Rui Costa Pimenta, del CPO, e rimpiango l'ineleggibilità di Jair Bolsonaro. E? non posso fare niente; Non sono un giudice elettorale. Ma è un dato di fatto che, per la destra, l'uscita dalla scena politica dell'ex presidente per otto anni è una grande notizia. Stanno per sbarazzarsi di un fastidio: "l'effetto collaterale del colpo di stato del 2016". Come ha riassunto bene Lula: hanno piantato Aécio Neves e raccolto Jair Bolsonaro. Finalmente potranno buttare via il cattivo raccolto.
Quella che era la "Terza Via" diventerà ora la principale forza di opposizione al PT, sia con Romeu Zema, Tarcísio de Freitas, Ronaldo Caiado, Ratinho Júnior, Eduardo Leite o qualsiasi altro nome "guidato" dalla stampa egemonica. Qualcuno sarà venduto come "moderato", "pragmatico", "conciliante", "tecnico", "equilibrato", "civilizzato" e "non esperto di polarizzazione".
Di fronte a questa realtà, sta a noi di sinistra stare all'erta, denunciare e non cadere in queste trappole politiche.
*Francisco Fernandes Ladeira è un dottorando in geografia presso l'Università Statale di Campinas (Unicamp). Autore, tra gli altri libri, di L'ideologia delle notizie internazionali (ed. CRV).
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