Alla ricerca di giornali dotati di (effettiva) credibilità

Immagine: Michelangelo Pistoletto
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da JEAN PIERRE CHAUVIN*

È tragicomico che ci siano internauti “buoni” che si ostinano a difendere determinati veicoli dalla cosiddetta stampa mainstream

Ha l'abitudine di “sfogliare” giornali cartacei o digitali; la persona “ha” un profilo (autentico o falso) registrati sui social network. Entrambi si sono svegliati con la notizia che la Polizia Federale ha effettuato la perquisizione e il sequestro oggi, 29 gennaio 2024, mentre indagava su ciò che si trovava nella (per nulla modesta) dimora di uno dei figli dell'ex Presidente della Repubblica.

Giorni prima era circolata la notizia che diciotto sindaci del Partito Liberale, tutti eletti nello Stato di Santa Catarina, erano stati arrestati nel periodo record di un anno e due mesi.

Non molto tempo fa sono emersi i dati del processo a carico di un ex giudice e (ancora) senatore, che fino a poco tempo fa occupava le copertine di riviste “credibili” indossando i panni di un superuomo canarino; Ha anche recitato in un film che si è preso sul serio, come attore dell'emittente globale.

A questo punto della situazione, solo l’estrema sfrontatezza, unita alla mitomania (disegno: mania di mentire) e all’opportunismo, può giustificare l’esistenza di apologeti di esseri che, a partire dal “grande accordo nazionale”, annunciato da Romero Jucá nel 2016, ha preso d’assalto questa neocolonia degli Stati Uniti d’America.

È tragicomico che ci siano internauti “buoni” che si ostinano a difendere certi veicoli dalla cosiddetta stampa mainstream, come se fossero giornali e riviste indiscutibili, imparziali, socialmente interessati e imparziali. Ripetendo il mantra della neutralità si resta nel dubbio se il ritornello sia frutto di ingenuità o di malizia: impuro e semplice.

Ovviamente, non suggerisco che ogni editore, reporter, editorialista, scrittore o ospite speciale sia privo delle migliori intenzioni o non brilli di buon carattere; bisogna però ricordare la capacità che hanno alcuni veicoli (e i loro messaggeri) di alternare la concavità della lente di ingrandimento e il rigore dei giudizi, a seconda degli indagati e delle rispettive didascalie coinvolte (1) nelle trame indagate; (2) in azioni illecite; (3) incitamento all'odio; (4) atteggiamenti negazionisti; (5) in atti di corruzione (già) accertati; (5) negli attacchi contro la democrazia, ecc.

Quando Fernando Haddad era sindaco di San Paolo, un noto semiologo suggerì (erroneamente?) che il colore delle piste ciclabili alludesse al colore del partito a cui era iscritto. Nel 2018 c’era chi suggeriva che fosse “molto difficile” scegliere tra l’innominabile e Fernando Haddad, quando si votava per uno dei candidati alla presidenza. Poco dopo, un noto storico si chiese perché “nessuno uccise questa jararaca”.

Che nome possiamo dare a discorsi di questo stile, stile e virulenza? Repubblicani? Onesto? Condito?

È legittimo, e giuridicamente accettabile, che, in nome della libertà di stampa, gli esperti fingano di confondere la partigianeria con il segno incorporato nei colori di una bandiera (che continua a tingersi di rosso in diverse capitali dei paesi capitalisti del pianeta)?

È giustificabile che, sotto l’errore della polarizzazione (che è sempre esistita, del resto il Paese è ineguale), il giornale equipara un professore universitario a un ragazzo la cui “specialità è uccidere”, ignorando l’abisso che lo distingue intellettualmente, culturalmente, socialmente e politicamente? È tollerabile che un ragazzo che conosce così bene la storia del Paese faccia eco, senza alcun imbarazzo, all'incitamento all'odio riscontrato nei peggiori esempi che hanno frequentato il parlamento?

Dov’è la credibilità dei giornali e delle riviste che solitamente fungono da “fonte affidabile” per le argomentazioni più superficiali dei loro lettori, compresi i settori più “intellettualizzati” della destra neoliberista?

Che differenza c'è tra articoli di questo tipo e le barbarie non supportate, replicate da tipi vuoti e ipocriti tramite app di messaggistica?

* Jean-Pierre Chauvin Professore di Cultura e Letteratura brasiliana presso la Scuola di Comunicazione e Arti dell'USP. Autore, tra gli altri libri di Sette discorsi: saggi sulle tipologie discorsive (Editore Cancioneiro) [https://amzn.to/3sW93sX]


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