Lascia che i morti abbiano il diritto di voto

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da VLADIMIRO SAFATLE*

Quando siamo nella cabina elettorale, non siamo soli. Saranno 700mila le persone che voteranno attraverso il nostro gesto

“Che i morti abbiano diritto di voto” è uno dei passaggi più belli di Jacques Lacan. Questo è il momento in cui ha scoperto che c'era qualcosa di peggio della morte. Peggio della morte, c'era la morte della morte, c'era l'atto di uccidere la morte, cioè di impedire che la morte avvenisse, con il suo lutto, con la sua ricezione simbolica, con il suo inganno, con il suo dovere di memoria. In questo caso, era come se i soggetti venissero uccisi una seconda volta. Non solo la morte fisica, ma una morte ancora peggiore, ancora più brutale: la morte simbolica.

Il Brasile ha poi visto l'orrore di un governo che ha lottato contro la vaccinazione della propria gente, che si è preso gioco della loro morte, che ha sabotato i tentativi della società di difendersi, che ha nascosto i numeri, che ha "scomparso" i corpi mentre faceva di tutto per preservare il reddito del rentier élite, del sistema finanziario, degli affaristi di corte. Un governo che ha ucciso la morte. Il risultato è stato inappellabile: anche tenendo conto solo dei numeri incerti che siamo riusciti a raccogliere, abbiamo scoperto di avere il 3% della popolazione mondiale e il 15% dei morti per Covid nel mondo (5 volte di più).

Però, ecco, continuano e, anni dopo, minacciano di essere rieletti. Una rielezione che significherebbe gettare nella fossa comune tutti coloro che sono morti per l'irresponsabilità e l'indifferenza dello Stato, lasciando i loro corpi senza sepoltura a marcire all'aperto. Corpi senza memoria. Significherebbe il terribile crimine di dimenticare e perdonare coloro che li hanno uccisi, non una ma due volte. I greci hanno una bella tragedia, Antigone, su cosa dovrebbe (e questo "dovrebbe" è rigorosamente lì) accadere quando una società vede che è possibile uccidere qualcuno due volte. Deve scomparire. Ha perso ogni sostanza etica, è solo un'associazione di “assassini senza malizia e vittime senza odio”, come diceva Günther Anders.

Pertanto, oggi non solo i vivi voteranno, ma anche i morti voteranno. Resuscitati per un momento, terranno la mano della follia come per dire: "Non saremo uccisi una seconda volta". E sarà questa resurrezione dei morti che salverà quel che resta della nostra società brasiliana, che ci permetterà di iniziare a costruire un'altra società dalle macerie di quella che è già finita. In questi strani quanto belli paradossi, quando una società si trova nel suo pericolo più profondo, sono i morti che ci salvano, è la loro forza di non lasciarsi dimenticare che preserva l'apertura del nostro futuro.

Quando siamo nella cabina elettorale, non siamo soli. Ci saranno 700 persone che voteranno attraverso il nostro gesto. Ci sono momenti in cui un'elezione è solo un'elezione. E ci sono momenti in cui un'elezione è l'ultimo gesto di una società che userà la forza dei suoi morti per forzare le porte chiuse del futuro.

*Vladimir Safatle È professore di filosofia all'USP. Autore, tra gli altri libri, di Modi di trasformare i mondi: Lacan, politica ed emancipazione (Autentico).

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