da BENICIO SCHMIDT*
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Sottolineo cinque domande:
(1) I primi, in ordine di grandezza, vita utile, impatto, sono i cortei che si sono svolti domenica scorsa, 07 giugno, nelle principali capitali del Brasile. Il corteo antifascista e antirazzista (ma anche i cortei in difesa del governo di Jair Bolsonaro). Come nel 2013, questo insieme di marce indica una posizione – soprattutto da parte dei giovani – contro la retorica bolsonarista, caratterizzata da pregiudizi ampiamente reiterati.
Credo sia importante sottolineare che si tratta di un fenomeno che poco ha a che fare con la marcia per le Diretas degli anni 1980. Perché? Non ci sono ancora impegni da parte dei parlamentari con questo movimento. Quello che abbiamo invece è la totale assenza, in queste vicende, di partiti politici. In altre parole, abbiamo qui un movimento eteronomo, disperso, con bandiere generali, generalizzanti. Ciò non significa che non abbiano valore e forza per il futuro. Sono, prima di tutto, un segno che siamo qui a difendere certe cause e cercheremo di ottenere il sostegno di tutte le forze politiche che si oppongono al governo.
(2) Un altro punto importante della congiuntura è la reazione del PT, e in particolare di Lula, ai manifesti in corso in Brasile contro l'ordine costituito, che chiedono disciplina ed eventuale impeachment del governo Bolsonaro. Ora, non è la prima volta che il Partito dei Lavoratori decide che è meglio essere soli che in buona compagnia. Questo risale a molto tempo fa, dall'elezione di Tancredo Neves. E cosa si deve fare? Resta da aspettare che la realtà si conformi alle nuove posizioni.
(3) Un terzo punto è il tentativo di ricostruire la posizione internazionale del Brasile sulla questione della foresta amazzonica. Ora, sotto la guida del generale Mourão, e nell'ambito del Piano Amazzonia, si cercano le basi di una politica di maggior controllo regionale, volta a catturare i fondi internazionali da sempre utilizzati per lo sviluppo sostenibile dell'Amazzonia, anche se in modo molto precario. .
(4) Il quarto punto è questa lotta quasi infantile tra il Ministero della Salute e le altre autorità sul numero delle vittime e sul numero dei ricoverati per Covid-19. Di conseguenza, sono già in corso manifestazioni nei Paesi Bassi, in Australia, in Austria e nell'Organizzazione mondiale della sanità contro questo tentativo di oscurare i dati relativi alla pandemia di coronavirus in Brasile.
(5) Resta infine da ricordare ed evidenziare qui la posizione sugli armamenti del governo Jair Bolsonaro. Ad Águas Lindas, a Goiás, alla fine del mese scorso, il presidente, inaugurando un ospedale da campo, ha parlato poco del coronavirus, parlando più della politica degli armamenti che intende introdurre in Brasile. Ha anche sottolineato che cercherà in tutti i modi di azzerare i dazi sulle importazioni di armi.
Va ricordato che sono già stati presi altri due provvedimenti: uno relativo alla tracciabilità delle armi, più antico, e l'altro, più recente, che prevede il rilascio di armi ad uso esclusivo delle Forze Armate – prodotte da Imbel – per i comuni cittadini . Un serio cenno del presidente all'armamentismo.
*Benicio Viero Schmidt è un professore in pensione di sociologia all'UnB. Autore, tra gli altri libri, di Lo Stato e la politica urbana in Brasile (LP&M).
Articolo stabilito da un dibattito prodotto dalla consulenza Potenziarer