Ricostruire e riformare il paese

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da TADEU VALADARES*

Il futuro del governo Lula-Alckmin dipenderà in gran parte dalla sua capacità di mantenere una certa immobilità

“Ho sognato la primavera e la primavera ha perso il suo splendore \ In estate anche il germe del frutto ha perso il suo splendore” (Paul Éluard, ultime poesie d'amore).

M. Caro,

Mi è piaciuto molto il suo discorso, analisi ben elaborata della congiuntura, contributo preciso e chiaro al dibattito interno permanente delle sinistre che sostengono criticamente l'attuale governo. Lei ha riflettuto su molti argomenti, mentre questa lettera, che è lungi dall'essere una risposta, non va così lontano. Quello che vi scrivo oggi, molto più sentimento del mondo – una visione un po' impressionistica, una tela dipinta di scatto – che un'analisi accuratamente elaborata, frutto di una lunga riflessione.

Eppure, perché sei mio amico, dai, andiamo precari.

Per me, se ci atteniamo alla dimensione realistica del possibile, se non ci lasciamo sedurre ibrida della sproporzionata ambizione politica, il futuro del governo Lula-Alckmin dipenderà molto dalla sua capacità di mantenere una certa immobilità in mezzo alle vertiginose dinamiche iniziate con la conformazione del biglietto finalmente vittorioso nella corsa per il presidenza della repubblica. Il futuro dipenderà, in poche parole, dal governo Lula-Alckmin che continuerà a ricostruire e riformare il Paese fino al 2026. Il mantenimento dell'alleanza, quella che io chiamo immobilità. Delle dinamiche vertiginose, manco a dirlo. Si dimostra ogni giorno.

Credo che tra un anno e mezzo sapremo fino a che punto questa ampia alleanza, il provvidenziale fronte articolato da Lula e Geraldo Alckmin, questa attenta articolazione di insolite convergenze che, lo scorso ottobre, ci ha allontanato tutti (tanto? un po' soli? ) l'estremismo neofascista-neoliberista che ci ha minacciato di altri quattro anni di incubo o addirittura, secondo me, di decenni di dittatura. Inoltre solo allora potremo valutare la reale capacità della destra estremista di plasmare, nello scontro con noi, le sue alleanze politiche, che definiranno ugualmente il suo futuro immediato, che sarà, in linea di principio, fino alla fine del terzo mandato di Lula .

Questa minaccia dell'estrema destra – proprio perché, pur essendo stata sconfitta alle elezioni, è qui per restare a lungo – è la nemesi del governo e anche il nostro. La sua forza in un'ascensione quasi continua, come dimostrato ripetutamente dal neofascismo neoliberista almeno dal 2013, persisterà? Questa è l'incognita che incombe sull'alleanza che ha portato Jair Bolsonaro al potere nel 2018 e che, nonostante la sua campagna bandita, alla fine ha perso alle elezioni con un margine molto, molto stretto, nell'ultimo giro della corsa, lo scorso 30 ottobre .

Ha perso, sì, ma ha ancora un enorme potere in ciascuno degli spazi, istituzionali e non, che contano di più: quello del congresso, quello della grande comunità imprenditoriale, quello dei media, quello della magistratura, quello dei religiosi reazionari e quello delle forze politiche-forze armate, queste intese, in senso molto ampio, come l'insieme completo degli uomini e delle donne armate. In altre parole, come forze armate di altro tipo, non convenzionali perché comprendono, oltre alle tre tradizionali, la polizia militare e civile, la polizia federale e statale, le milizie e anche gran parte (sembra) degli uomini e donne che impugnano le armi che il passato governo ha generosamente messo alla portata di cacciatori, collezionisti, ecc., tutti o quasi tutti bravi cittadini dediti alla difesa dei diritti umani.

Loro, l'arco dell'estrema destra ideologica, ben organizzata, disciplinata, mobilitata e appassionatamente militante. Al contrario, sembriamo essere il suo fragile rovescio, anche se fortunatamente non ne siamo l'immagine speculare. L'immagine speculare dei barbari, che cos'è? Risposta facile: una variante debole della barbarie. Quindi, per “noi” intendo – limitandomi al sistema partitico e ragionando da “astronomia politica” inesistente – la sinistra che politicamente ha come sole il PT, e PC fa B e PSOL come pianeti che, integrando sistema, hanno orbite più o meno prevedibili. PSB, PV, PDT, ecc., pianeti irregolari, tutti molto meno affidabili, orbite difficili da calcolare. Degli altri partiti, teoricamente di centro o di centrodestra, meglio non parlare.

La nostra più grande alleanza, incarnata nel duo Lula-Alckmin, opera di alto ingegno e arte raffinata, una costruzione motivata in ultima analisi dalla nostra paura-orrore 'vis-à-vis' il mostro il cui nome di fantasia è bolsonarismo, ma che in realtà amalgama diversi reazionari ideologici, politici, religiosi ed economici, essi stessi come o più violenti della realtà sociale brasiliana. Può la nostra più ampia alleanza, se durerà nei prossimi anni, vincere la grande battaglia che apparentemente è iniziata con il golpe contro Dilma, quella a cui hanno partecipato molti che oggi sono con noi, e noi con loro?

Questa è una domanda importante, ma che manca di astrazione. La prova dell'esistenza del budino, in questo caso, è proteggerlo dalla putrefazione. Tutto l'essenziale dipenderà, ancora una volta, da Lula e Geraldo Alckmin, le nostre Penelope. Che continuino a tessere l'arazzo di questa alleanza che alla luce del giorno va bene, benissimo, grazie, ma che si dipana ogni notte, date le sue tensioni interne, a mio avviso tendenti all'esplosivo. Facciamoci coraggio, però. La nostra barca non è una barca, ma un transatlantico pilotato da due esperti timonieri. Che nel quotidiano che conta di più, dimostrano una capacità ancora maggiore di tenere insieme ciò che è, al limite, segnato da opposizioni insormontabili. Spero che questo lavoro artigianale, questa navigazione a lungo raggio, continui bene. Ma confesso che nei miei incubi di tanto in tanto compare il Titanic.

Se questa sacra alleanza non si inaridisce, se i fili gestiti dalle due Penelope non si spezzano, il popolo, quella categoria ambigua ed essenziale che per noi in fondo significa l'insieme delle classi popolari e di certe frange della borghesia, più tutte le diseredato di questa terra, prenderà slancio per organizzarsi, per andare eventualmente oltre. In questo stesso movimento, la democrazia rappresentativa o, se si vuole, partecipativa avrà, più o meno come sempre finché non arriva il suo Lupo del golpe, garantito un tempo indefinito per 'stabilizzarsi' e 'migliorarsi'. Anni? Decenni? Due punti interrogativi importanti, entrambi ugualmente astratti.

Nella misura in cui il vero corso del mondo brasiliano si avvicina ai desideri dei nostri cuori 'rousseauisti', cioè se le dinamiche storiche di breve periodo ci saranno favorevoli, il lulismo persisterà, una volta conclusa la terza presidenza di Lula, come cosa più rilevante esiste nella nostra scena politico-partitica e ideologica. Nella foresta della sinistra continuerà ad aprirsi una strada "socialdemocratica", altro aggettivo di fantasia, una strada segnata dai progressi sociali, ma, a mio avviso, un esperimento che punta a una certa e complementare mediocrità economica, se pensare all'economia come dai grandi interessi popolari, non dalla convergenza immaginaria di tutti i grandi attori economici e sociali.

Sospetto che il sole non possa essere per tutti o cesserà di essere il sole. Al di là, molto al di là, delle statistiche e degli indici con cui siamo quotidianamente bombardati, qualunque sia il governo, sembra probabile che si installi la mediocrità economica, perché la multiforme crisi del capitalismo planetario non offre prospettive favorevoli per grandi sconvolgimenti economici positivi fino al 2026. perché il limiti 'interni' alla politica economica del governo, in gran parte keynesiana o neo, sembrano garantiti dal gentlemen's agreement, sempre 'in fieri', tra le autorità di governo e le frazioni più alte della classe imprenditoriale, accordo tra, diciamocelo, i socialisti di mercato, da un lato, e, dall'altro, i cavalieri armati ei baroni nominati. Soprattutto quelli che, essendo stati con noi (e noi con loro) dall'anno scorso, sono per lo più neoliberisti timorosi, per buone ragioni (loro), di ogni scossa, anche piccola, all'egemonia del 'mercato'.

Cioè, M., e per concludere: vedere.

*Tadeu Valadares è un ambasciatore in pensione.

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