Verso una buona comprensione della democrazia

Immagine: André Moura
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da LUIZ WERNECK VIANNA*

La manifestazione maggioritaria attraverso il voto dei settori condannati all'esclusione

Ancora tre rapidi giorni e ci siamo lasciati alle spalle un governo che ha cospirato senza sosta contro il nostro Paese, contro ciò che c'era di meglio nelle sue istituzioni e tradizioni, investendo furiosamente nella distruzione dell'opera civilizzatrice che ci eravamo impegnati a costruire, applicandoci per il suo sradicamento. Salvo un intervento del soprannaturale de Almeida do Nelson Rodrigues, il corso naturale degli eventi punta alla vittoria elettorale della candidatura Lula-Alkmin, probabilmente al primo turno, con la quale riprenderemo, dopo una dolorosa pausa, il controllo delle redini del nostro destino.

Siamo arrivati ​​a questo fausto risultato senza essere ricorsi a forme esasperate di lotta, nemmeno, come negli anni '1980, manifestazioni di protesta di massa, ma attraverso un movimento dell'opinione pubblica che si è progressivamente concretizzato trovando appoggio nell'azione delle nostre più alte cariche tribunali, soprattutto nel STF e nei settori della stampa, che assicuravano la validità della Costituzione, e, fondamentalmente, la difesa del calendario elettorale, terreno favorevole alle manifestazioni della volontà democratica.

Una volta aperta la competizione elettorale, l'entità del contenzioso tra governo e popolazione, misurata da istituti specializzati in controversie elettorali, si è presto resa nota, quando è stata svelata la notizia dell'unicità di questa elezione, rivelando che il voto denunciato come determinato da due questioni fondamentali, quella della perversa distribuzione del reddito nel Paese e quella delle donne, oggetto del patriarcato secolare che le tiene sottomesse. Sono emerse anche le disuguaglianze regionali, indicazioni eloquenti che in queste elezioni, molto più che un semplice cambio di governo, stanno venendo alla luce questioni rilevanti per l'approfondimento della democrazia brasiliana.

Il governo che c'era, nonostante il medievalismo che lo guidava, palesemente dissonante di una società che si modernizza materialmente e nei valori, aveva, ed ha tuttora, l'appoggio di ampi settori delle élite dominanti, la maggior parte consapevoli che il loro bene il raccolto è giunto al termine ed è tempo di cercare nuove direzioni per ciò che sono pronti con il senso dell'opportunità che non è mai mancata.

In questo senso, alcuni dei suoi ideologi più in vista stanno tramando per evitare una vittoria di Lula-Alkmin al primo turno, costringendola a trattative che alleggeriscano i costi della sconfitta annunciata e che arrestino il vigoroso slancio democratico che viene dalle urne. . I pochi giorni che ci separano dal voto devono essere dedicati a raddoppiare gli sforzi per allargare le alleanze e invitare gli elettori a non astenersi dal voto. Un'affluenza massiccia dovrebbe segnare il destino di questo governo sfortunato, aprendoci opportunità per realizzare la democratizzazione del paese che abbiamo lasciato a metà.

Non avendo illusioni, il compito che attende il futuro governo della vittoriosa coalizione democratica che siamo riusciti a costruire ci sfida ai limiti delle nostre forze. Non si tratta solo di una mera successione presidenziale, ma di recuperare i fili che ci sono sfuggiti di mano per nostra negligenza e che ci hanno legati a quanto di meglio c'era nella nostra storia, poiché il significato recondito della sconfitta che abbiamo imposto è stato quello di rimuovere le radici che ancora ci legano alla nostra formazione come società creata sulla base della proprietà terriera degli schiavisti.

Sergio Buarque de Holanda, nell'opera del genio Radici del Brasile, pubblicato alla vigilia dell'Estado Novo, ha giustamente scritto che la democrazia era, tra noi, un enorme malinteso in quanto era stata un concetto retorico nella pratica delle élite oligarchiche. Decenni dopo, lungo un percorso fatto a zig-zag, a volte imbarcandosi in soluzioni mascherate di liberalismo politico, a volte apertamente da regimi autoritari, arriviamo ora, attraverso la manifestazione maggioritaria attraverso il voto di settori condannati all'esclusione, come i subalterni e le donne , che la democrazia, dopotutto, può essere ben compresa. Percorso, del resto, caldeggiato da questo grande autore.

*Luiz Werneck Vianna è professore presso il Dipartimento di Scienze Sociali del PUC-Rio. Autore, tra gli altri libri, di La rivoluzione passiva: iberismo e americanismo in Brasile (Revan).

 

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