da JEAN CLAUDE BERNARDET*
Commento sull'uso della metafora e dell'allegoria nel film Va tutto bene, di Arnaldo Jabor, e Cinema Novo in generale.
La casa come metafora di un intero momento della storia sociale brasiliana. C'era Casa Grande e Senzala, dopo Case a schiera e Mucambos. Adesso Appartamento e area di servizio.
Va tutto bene propone una metafora che sintetizza un intero momento sociale brasiliano. Come sei arrivato a questa metafora attraverso i percorsi del cinema brasiliano degli anni '1960 e '1970? Cinema Novo ha faticato a trovare una drammaturgia “integrale”, cioè forme drammatiche che gli permettessero di abbracciare la società nel suo insieme (ciò che gli autori intendono con questo) come un sistema.
Era una novità totale nel contesto del cinema brasiliano. Ogni film diventa visione d'insieme/analisi/critica del sistema. Ogni film è un microcosmo costruito intenzionalmente. Questo processo è iniziato con Rio Quaranta Gradi che si presenta come una cronaca della vita a Rio, ma le cui intenzioni sono rivelare e criticare i meccanismi, non della società di Rio, ma della società di classe in un paese sottosviluppato. Vite secche, idem. Gli autori attribuiscono a questi film un carattere di esemplarità globale.
Finora le ragioni addotte per spiegare il forte impulso che il cinema metaforico o allegorico ha avuto in Brasile dopo il 1965 erano, in un certo senso, esterne al cinema: modo per aggirare la censura, modo per fare film più didascalici, per avvicinarsi al pubblico attraverso lo spettacolo, eccetera. Ma vale la pena chiedersi se non ci sia una dinamica interna al Cinema Novo che, in una data situazione storica, lo porti alla metafora e all'allegoria. Penso di sì, e uno di quei fattori interni sarebbe proprio lo sforzo di costruire sistemi completi.
L'uso della metafora è evidente già prima del 1964. Dio e il diavolo, Per esempio. Ma mi sembra che sia presente anche dentro Vite secche. Il suo stile purificato è stato approssimato a uno stile documentaristico, ma (è probabile) che questa purificazione non conduca al documentario, ma alla metafora. Non manca molto, un po' più di stilizzazione in modo che Vite secche fare il salto verso uno stile in cui la metafora è presentata apertamente.
La metafora aperta e l'allegoria, come usa questo cinema brasiliano, di terra in trance a Va tutto bene, sono risorse drammatiche che permettono di costruire sistemi complessivi in modo più economico (?), più didattico, in cui lo scopo diventa più chiaro ed evidente, non qualcosa da dedurre dall'opera, ma qualcosa che si offre direttamente allo spettatore.
C'è una differenza da fare tra metafora e allegoria. In questo cinema vedo la metafora come un processo di prospezione, di interrogazione, che innesca significati ambigui sui quali lo spettatore deve lavorare (in pratica Glauber Rocha, senza escludere Gli dei e i morti e altri). L'allegoria rimane poi come coagulazione della metafora: serve a esporre significati già stabiliti, come veicolo di comunicazione e trasmissione di un messaggio già definito (sarebbe il caso di film come Le imprese di Satana nel villaggio di Leva e Traz, Brasile Anno 2000, Va tutto bene). Questo come tendenza, perché tanto terra in trance ricorre parzialmente alle allegorie senza essere un'allegoria nel suo insieme, come Proeza offre livelli di ambiguità, sebbene sia nel complesso un'allegoria.
E se chiedi: perché lo scopo (per continuare con questa parola)? L'ambito allegorico consente di dominare/addomesticare l'ambiente sociale avvicinato dall'opera. Questa forma drammatica chiusa, solidamente costruita, con un punto di vista unico, attribuisce un certo significato al gruppo sociale avvicinato, che viene trasmesso allo spettatore. Questa forma domina l'insieme sociale attribuendogli un significato unico, racchiudendolo in un sistema drammatico unitario di significati determinati. Ciò non è alterato dal fatto che l'allegoria esponga contraddizioni all'interno dell'insieme sociale affrontato, né dal fatto che possa eventualmente essere considerata difficile da decodificare. Questo punto di vista unificato diventa ancora più sensibile quando si ricorre a un singolo personaggio o, come in Va tutto bene, in un luogo unico. L'ambito centralizzato e centralizzante è chiaro.
Il punto che propongo alla discussione è: fino a che punto questo drammatico sistema è legato a un progetto di potere? Questa forma con un unico punto di vista, che raggruppa in un unico significato il gruppo sociale cui si rivolge, può essere interpretata come una forma di dominio proprio perché lascia passare un'unica voce e conduce ad un unico significato. Per quanto parli di contraddizioni, è una forma senza contraddizioni. L'allegoria è una forma spezzata, non è mai una forma in crisi (davvero?). Non so esattamente fin dove porterebbero queste considerazioni, ma seguendo questa linea è il processo dell'intero genere noto come “ritratto” o “teoria” del Brasile.
*Jean-Claude Bernardet è un professore di cinema in pensione presso ECA-USP. Autore, tra gli altri libri, di Cinema brasiliano: proposte per una storia (Compagnia di lettere).
Originariamente pubblicato sulla rivista Ciné Olho, no. 5/6, giugno-agosto 1979.