Toni Negri (1933-2023)

WhatsApp
Facebook
Twitter
Instagram
Telegram

da MICHAEL LÖWY*

Toni Negri si illustrò grazie alle sue opere, che si proponevano, attraverso un approccio filosofico ispirato a Spinoza e Marx, di contribuire all'emancipazione della “folla”

1.

Con la morte di Antonio Negri – Toni per gli amici – la causa comunista perde un grande pensatore e un combattente instancabile. Perseguitato per le sue idee rivoluzionarie, imprigionato in Italia per molti anni, Toni Negri divenne illustre grazie alle sue opere, che si proponevano, attraverso un approccio filosofico ispirato a Spinoza e Marx, di contribuire all'emancipazione della “folla”.

Nell’ultimo messaggio che mi mandò dall’ospedale, il 7 ottobre, Toni scrisse: “Parlami della situazione brasiliana, e se possiamo ancora una volta immaginare, con circospezione e tenacia, una nuova e felice idea di comunismo!”

Toni Negri non ha mai smesso di sognare e di sperare, fino al suo ultimo respiro, in un rinnovamento del comunismo.

Le righe che seguono sono una sintesi della sua biografia, basata su due opere autobiografiche pubblicate in Italia: Storia di un comunista, a cura di Girolamo de Michele, Milano, Ponte alle Grazie, 2015, 608 pagine; È Da Genova a Domani. Storia di un comunista, a cura di Girolamo de Michele, Milano, Ponte alle Grazie, 2020, 442 pagine.

In queste opere racconta, con grande sagacia e raffinatezza, e non senza distanza critica, la sua giovinezza, i suoi primi lavori e le sue lotte nel movimento autonomista, gli anni di prigione e le sue battaglie intellettuali e politiche.

2.

Politicizzato all'interno della Gioventù Cattolica Italiana negli anni Cinquanta, Toni Negri diventerà comunista prima di scoprire Marx. Passando molto rapidamente “dalla laicità radicale all'ateismo virtuoso”, aderì – senza grandi illusioni – al Partito socialista italiano (PSI), paralizzato dalla divisione tra tentazione socialdemocratica e sottomissione allo stalinismo. Ma, dal 1950 in poi, aderisce all'operaismo della rivista taccuino Rossi (Raniero Panzieri, Mario Tronti), che proponeva un ritorno alle fabbriche per costruire una politica operaia anticapitalista basata sulle lotte locali.

Il giovane Toni Negri si interessò molto a Kant, Hegel, Dilthey, Max Weber, Karl Mannheim – temi delle sue prime opere filosofiche – ma rimase indifferente a Marx, ancora identificato con il Diamat stalinista. Solo negli anni Sessanta avrei scoperto, grazie a Lukács e ai suoi amici “operaisti”, il Marx della lotta di classe.

Vicino a Mario Tronti, la cui opera metteva in risalto il lavoro vivo come soggettività operaia sovversiva, se ne separò quando Mario Tronti decise di aderire nuovamente al PCI nel 1967. Fu allora che il comunista Toni Negri, insieme ai comitati di fabbrica radicalizzati, fondò il giornale potere operaio e, poco dopo (1969), un'omonima organizzazione politica, che si oppose al riformismo del PC italiano e si definì “il partito dell'insurrezione”.

Toni Negri ha intrapreso anche una brillante carriera accademica, diventando il più giovane professore universitario d'Italia, presso l'Università di Padova. Il suo insegnamento riguarda le “Dottrine dello Stato”, basate sui tre grandi pensatori antistatali a cui fa riferimento: Condorcet, Jefferson e Lenin!

L’attentato fascista di piazza Fontana, a Bologna (1969), di cui fu falsamente accusato l’anarchico Pinelli – che si sarebbe “suicidato” durante un interrogatorio della polizia – suscitò un’ondata di indignazione nel Paese. Furono vendute un milione di copie dell'opuscolo Stragi di Stato (scritto da un collettivo al quale Negri ha partecipato), denunciando la collisione dei “servizi” statali con gli ambienti fascisti.

Tentativi di unità potere operaio com Lotta continua fallito, e quelli con IlManifesto, di Rossana Rossanda, o con l'editore “Guevarista” Giangiacomo Feltrinelli – tragicamente ucciso in un tentativo di sabotaggio – erano effimeri (1970). Collaborando con i comitati di fabbrica e scrivendo pamphlet incendiari, il filosofo padovano scrisse un libro su Cartesio, definito “il principale ideologo della rivoluzione capitalista nell’Europa continentale”, e, in un certo senso, l’ispiratore del PC italiano, questo “Partito cartesiano”.

Toni Negri era un sostenitore dell’“illegalismo di massa” dei movimenti sociali, che sfociava in atti di sabotaggio ed espropri di supermercati – uno dei quali sarebbe stato organizzato da Dario Fo – ma era contrario alla militarizzazione del movimento. Queste divergenze hanno portato ad una scissione nel potere operaio e la creazione, da parte di Toni Negri e dei comitati di fabbrica, di un nuovo movimento politico, autonomia operativa (1973), che giocherà un ruolo importante nei grandi scioperi e mobilitazioni del 1977 – il “Maggio 68” italiano.

Analizzando le divisioni dell’operaismo italiano negli anni Settanta, Toni Negri distingue due correnti principali: gli “scolastici tomisti” (Panzieri, Tronti, Cacciari), che insistono sull’”autonomia della politica” e sul ruolo egemonico del Partito, e gli “ Agostiniani” (Negri e i suoi amici), che credono nell’autonomia operaia, e si oppongono sia al capitalismo sia a qualsiasi tentativo di egemonia da parte di un Partito o di una Chiesa. Curiosamente Antonio Gramsci era assente dal suo orizzonte intellettuale in quel periodo – erroneamente assimilato al PCI – e verrà scoperto, tardivamente, durante un soggiorno a... Parigi, nel 1970!

A autonomia operativa si oppose direttamente alla proposta di Enrico Berlinguer, segretario generale del PCI, per un “impegno storico” con la Democrazia Cristiana e, in un pamphlet del 1977, Toni Negri elogiò il sabotaggio come “la chiave fondamentale della razionalità della classe operaia”. Ma si opponeva al militarismo amorale e verticalista del Brigate Rosse (BR), che in quel periodo iniziarono le loro pratiche di “giustizia dei nemici”.

Toni Negri respinge categoricamente l'omicidio politico: “Non uccidiamo mai. Lasciamo l’omicidio allo Stato”. Nei suoi scritti comincia a difendere la tesi dell’“assistente sociale”, che non si limita più alle fabbriche, ma si estende a tutta la vita sociale urbana. Durante un soggiorno a Parigi nel 1978, insegna alla Escola Normal di Rue d’Ulm – un seminario su Antonio Gramsci con Robert Paris – e incontra Félix Guattari, Gilles Delleuze, Jacques Rancière, Guy Hocquenghem e Alain Krivine (tra gli altri).

In apprensione dopo aver appreso del rapimento di Aldo Moro Brigate Rosse, Toni Negri si unisce ai tentativi di pressione sui “brigatisti” per la liberazione di Moro. Invano, perché, come sappiamo, Aldo Moro sarebbe stato assassinato dai suoi sequestratori. Di lì a poco il filosofo verrà arrestato (1979), con l'assurda accusa di essere “il cervello intellettuale delle Brigate Rosse” e, quindi, responsabile dell'omicidio di Aldo Moro.

Questo arresto sarebbe l'inizio di un calvario giudiziario e carcerario senza fine per il filosofo. Condannato in una deplorevole farsa giudiziaria, trascorrerà quattro anni e mezzo in prigione. Mentre è ancora in carcere verrà eletto deputato; Liberato provvisoriamente ma minacciato di nuovo arresto, Toni Negri scelse l'esilio in Francia, dove trascorse diversi anni insegnando all'Università di Parigi VIII.

3.

Nel 1997 Toni Negri decide di tornare in Italia, nonostante la pena detentiva che lo attende nel suo Paese, nella speranza che il suo ritorno possa innescare un dibattito che porti ad un'amnistia generale per i (migliaia di) prigionieri politici italiani. Fu un raro atto di coraggio e generosità... Il filosofo fu ricevuto all'aeroporto di Fiumicino da “una fiera di poliziotti, cani e giornalisti” e subito incarcerato nel carcere di Rebbibia, a Roma.

Lo scrittore Erri de Luca gli ha reso in quell'occasione un commosso omaggio pubblico: “Caro Toni Negri, che preferivi il carcere in Italia alle università di mezzo mondo (…) Voglio ringraziarti innanzitutto per il tuo sacrificio. Restituisci onore a un Paese il cui unico orgoglio è un esercizio di contabilità”.

Il sogno di amnistia del filosofo ottimista si rivela un'illusione e Toni Negri viene condannato a otto anni e mezzo di carcere... Ma non si arrende e finisce per scrivere il libro Imperio dietro le sbarre, con il suo amico Michael Hardt. Le principali – e controverse – tesi di questo libro sono ben note: l’Impero è il mercato capitalistico globale, che non riconosce più i confini nazionali; il suo principale avversario non è più l’operaio industriale di massa, ma il lavoratore immateriale, cognitivo e spesso precario, destinato a diventare egemonico.

Lo stesso Toni Negri si accorse dell'eccessivo ottimismo di quest'opera e pensò addirittura di non pubblicarla... Fu infatti un enorme successo, trasformando il filosofo detenuto in una “star” internazionale. Dopo due anni gli è stata concessa la libertà provvisoria, sotto costante sorveglianza della polizia, con perquisizioni notturne della sua abitazione. Fu durante questo periodo che Judith Revel, brillante studentessa universitaria francese, divenne la sua compagna per la vita.

4.

Impedito dall'esercizio dell'attività politica, osservava con speranza gli avvenimenti italiani: il movimento dei “camici bianchi” e la grande manifestazione alter-globalista di Genova nel 2001, repressa nel sangue da una vera e propria guerra di Stato contro il movimento sociale. Fu solo nel 2003 che venne finalmente rilasciato – è finito ragazzi! – dopo aver scontato un totale di undici anni di carcere. Deluso dal ritiro delle lotte in Italia e in conflitto con i suoi ex discepoli, decide di tornare a Parigi e stabilirsi, con la sua compagna Giuditta, in Francia.

Dopo aver finalmente recuperato il passaporto, ora poteva viaggiare, un vecchio sogno diventato realtà. Ha viaggiato più volte in tutta l'America Latina, soprattutto in Brasile e Venezuela, “più per imparare che per raccontarsi”. Hugo Chávez lo ha reso omaggio come uno degli ispiratori della Rivoluzione Bolivariana, con il suo libro sul potere costituente. È stato anche invitato a visitare la Cina, dove ha avuto un incontro (deludente) con i rappresentanti del Comitato Centrale del PCC. Sebbene ammiri l'abbagliante postmodernismo di Shanghai, crede che "il Termidoro del PCC abbia sviluppato il capitalismo prima di sviluppare la democrazia"...

Nel 2004 è stato pubblicato il suo secondo libro con Michael Hardt, Folla, che ha suscitato anche molti dibattiti e controversie. Francis Fukuyama si è affrettato a proclamare che la folla di cui parla Negri è “un'orda barbarica che vuole distruggere il mondo civilizzato”... Il significato del concetto, di origine spinozista, non è facile da definire: ormai è l'unico Categoria dei lavoratori cognitivi-precari, ora sono tutti i lavoratori, materiali e immateriali, donne e razze oppresse. Per Negri la folla è la nuova forma dell'operaismo, l'universalizzazione dell'operaismo Teoria italiana degli anni '1960-'1970.

Ostile a ogni forma di nazionalismo, Toni Negri afferma con orgoglio: “Non mi sono mai allontanato dall'internazionalismo nella mia vita di comunista”. Ciò lo ha portato a riporre grandi speranze nell’Europa, al punto da sostenere il “Sì” al referendum francese sulla nuova Costituzione (neoliberale) dell’Europa, nel 2005. È in questo contesto che ha scritto un opuscolo, Addio, signor socialismo (2006), da lui stesso poi rifiutato come libro “triste” – la critica più dura, nel suo vocabolario spinozista…

Ma nel 2009 è apparso un nuovo importante libro con Michael Hardt, Repubblica, denunciato da Wall Street Journal come un libro oscuro e malvagio. Per lui, questa teoria dei beni comuni è una “ontologia marxiana della rivoluzione” e un primo passo verso un programma politico della moltitudine. Un esempio notevole a suo avviso è il movimento italiano per la difesa dell'acqua come bene comune Repubblica. Come i suoi predecessori, questo libro sarebbe stato un grande successo, ma l'anno 2010 è stato un annus horribilis per Toni Negri: i suoi amici e discepoli italiani, organizzati nel movimento Uninomad, ha deciso di escluderlo e ha tentato un approccio “opportunistico e cinico” con Danny Cohn-Bendit e i Verdi tedeschi.

Nell'agosto 2013 Toni Negri festeggia il suo ottantesimo compleanno. Questo ottimista testardo riconosce che il comunismo non ha ancora vinto, ma spera che le generazioni più giovani realizzino questa missione e augura loro Buona fortuna!

5.

Si intitola l'ultima parte della sua autobiografia del 2020 da senecuto (Dalla vecchiaia). Si tratta di una sorta di riflessione filosofica sulla sua esperienza di comunista, ispirata a Spinoza, Marx e ai poststrutturalisti francesi (Deleuze-Guattari, Foucault) e ostile a Rousseau, Hegel e alla Scuola di Francoforte. Contro la malinconia e il pessimismo di quest’ultimo – una sorta di polo negativo per Toni Negri – egli proclama, con Spinoza, la forza della ilariti, il potere liberatorio del riso e della spontaneità, senza il quale la rivoluzione non può respirare.

L'età avanzata non impedisce a Toni Negri di pensare e scrivere: il suo ultimo libro con M. Hardt, montaggio (2017), proclama la superiorità dei movimenti sociali sui partiti e la democrazia diretta sulla democrazia rappresentativa. L'organismo per eccellenza di questa forma di esercizio democratico è l'assemblea. Per passare dalle organizzazioni locali alla scala di una regione, di un paese o di un continente, Toni Negri e Michael Hardt propongono strutture federative e “assemblee di assemblee”.

In Post scriptum abbastanza… malinconico, titolato “Pasqua 2020”, conclude Toni Negri: siamo stati sconfitti – il combustibile si esaurito. Osserva che i lavoratori, come classe, sono divisi e relativamente impotenti. Tuttavia non rinuncia alla resistenza e alla lotta: nella crisi bisogna porre fine all’era del settarismo e delle divisioni. La parola d’ordine è: “Tutti insieme”! Con l'Internazionale Comunista dei Lavoratori come orizzonte. Sono queste le ultime parole di questo affascinante libro, che può essere visto come il suo testamento politico.

*Michae Lowy è direttore della ricerca in sociologia presso Centro nazionale della ricerca scientifica (CNRS). Autore, tra gli altri libri, di Marx, quello sconosciuto (boitempo). [https://amzn.to/3FaMmEe]

Traduzione: Fernando Lima das Neves.


la terra è rotonda esiste grazie ai nostri lettori e sostenitori.
Aiutaci a portare avanti questa idea.
CONTRIBUIRE

Vedi tutti gli articoli di

I 10 PIÙ LETTI NEGLI ULTIMI 7 GIORNI

Umberto Eco – la biblioteca del mondo
Di CARLOS EDUARDO ARAÚJO: Considerazioni sul film diretto da Davide Ferrario.
Il complesso dell'Arcadia della letteratura brasiliana
Di LUIS EUSTÁQUIO SOARES: Introduzione dell'autore al libro recentemente pubblicato
Cronaca di Machado de Assis su Tiradentes
Di FILIPE DE FREITAS GONÇALVES: Un'analisi in stile Machado dell'elevazione dei nomi e del significato repubblicano
Il consenso neoliberista
Di GILBERTO MARINGONI: Le possibilità che il governo Lula assuma posizioni chiaramente di sinistra nel resto del suo mandato sono minime, dopo quasi 30 mesi di scelte economiche neoliberiste.
Dialettica e valore in Marx e nei classici del marxismo
Di JADIR ANTUNES: Presentazione del libro appena uscito di Zaira Vieira
Gilmar Mendes e la “pejotização”
Di JORGE LUIZ SOUTO MAIOR: La STF decreterà di fatto la fine del Diritto del Lavoro e, di conseguenza, della Giustizia del Lavoro?
L'editoriale di Estadão
Di CARLOS EDUARDO MARTINS: La ragione principale del pantano ideologico in cui viviamo non è la presenza di una destra brasiliana reattiva al cambiamento né l'ascesa del fascismo, ma la decisione della socialdemocrazia del PT di adattarsi alle strutture di potere
Incel – corpo e capitalismo virtuale
Di FÁTIMA VICENTE e TALES AB´SÁBER: Conferenza di Fátima Vicente commentata da Tales Ab´Sáber
Brasile: ultimo baluardo del vecchio ordine?
Di CICERO ARAUJO: Il neoliberismo sta diventando obsoleto, ma continua a parassitare (e paralizzare) il campo democratico
I significati del lavoro – 25 anni
Di RICARDO ANTUNES: Introduzione dell'autore alla nuova edizione del libro, recentemente pubblicata
Vedi tutti gli articoli di

CERCARE

Ricerca

TEMI

NUOVE PUBBLICAZIONI