Tre poesie e un racconto cosmico

Paul Klee, Taglia il clown, 1931.
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da SERGIO GONZAGA DE OLIVEIRA*

I figli della Terra

Un giorno
È successo l’impensabile
E un mondo folle
E' esploso in mille pezzi.

Quelli che hanno visto,
Preferivano morire pur di non ricordare.
Coloro che sono sopravvissuti,
Non durarono a lungo
Ai venti caldi d'oltremare.

Il diritto è
Che sono passati molti secoli,
Fin dai figli della Terra
Hanno preso una strada senza ritorno,
Senza amore, senza affetto,
Senza pietà né pietà.

Fu quando lo spirito del commercio,
Si diffonde come l'ombra della notte
Tingere i campi e le città.

Da allora, i figli della Terra
Si sono trasformati in zombie,
Alienato dal giogo implacabile
Di valuta e potere.

E nella voglia di crescere
Doni e ricchezze,
Hanno distrutto tutto quello che potevano
In una macabra danza del non essere.

Nessuno lo sa con certezza…
Se fosse stata la Terra a vomitare,
Nelle tempeste gigantesche e nel caldo torrido,
Tutta la sporcizia
Che i pazzi hanno piantato lì.

Oppure erano le esplosioni atomiche
Quella follia e quei soldi
L'hanno preso dalle cantine della guerra
Per distruggere tutto ciò che resta.

Il fatto è che un giorno,
L'impensabile si è presentato
E un mondo folle
E' esploso in mille pezzi.

I sette peccati capitali

Ho sognato quell'invidia
Volevo essere una dea dell'Olimpo.
E quella lussuria sarebbe venuta a prendermi
Con promesse di baccanali omerici.
Ma la Pigrizia non me lo permetteva...

Ho sognato la golosità
Fare i dolci che faceva mia nonna.
E con Superb che mette in mostra il suo orgoglio
Su una passerella nuda.

Ho sognato che Ira impazziva...
E dell'Avarizia non importava più
Con così tante perdite, così tanti usi.

Mi sono svegliato tormentato...
Nel tumulto dei miei sogni
I peccati hanno mostrato il loro volto umano.

Un salto nel buio

In principio erano i tuoi occhi
Stanco e furtivo
Un sorriso caloroso
Un'espressione quasi angosciata.

Poi il tuo corpo segnato
Attraverso le pieghe del vestito leggero
Seni come coppe vive
Fianchi di donna matura
Gambe finte e magre.

Il cuore batteva in modo incontrollabile
La libido attraversava il mio corpo
Far arrossire una faccia incredula.
Quel pomeriggio ho dato la mia anima
Senza sapere dove scorrerebbe.

Sicuramente l'hai notato,
Per poi arrendersi
Ai giorni folli di un amore senza pace.

Gravità ed energia oscura

Quando sento parlare di relatività e di questi altri mondi einsteiniani – o vengono da Lewis Carroll? – mi viene sempre in mente che a portata dei nostri occhi si svolge una battaglia silenziosa.

Da un lato c'è Gravità, quella vecchia signora, cresciuta all'ombra dei meli inglesi, che nei suoi giorni di furia piega e contorce la luce, come se sistemasse le pieghe del suo vestito, per esercitare il controllo che crede di avere su l'universo. Qua e là mostra la sua forza, gettando intere galassie in un minuscolo buco.

Nella sua allucinazione immagina che, sotto il suo controllo, torneremo al punto di partenza da cui siamo venuti. Ad una sorta di grembo primordiale che ci ha generato, in una nascita allucinata che alcuni chiamano Big Bang.

Ma alla sua disperazione, una Dea Nera, probabilmente figlia di Madre Africa – da cui un giorno siamo emersi per ammirare la sua gloria – si oppone tenacemente alla sua volontà. Spinge l’Universo in molteplici direzioni, lontano dal grande collasso.

Sbalorditi, i pochi osservatori di questa battaglia erculea la chiamano Energia Oscura, in chiara allusione alle sue origini.

Chissà, forse un giorno, se sopravvivremo alla follia dei tempi attuali, in qualche luogo dimenticato dell'Universo, conosceremo il risultato di questo conflitto.

*Sergio Gonzaga de Oliveira È un ingegnere (UFRJ) ed un economista (UNISUL).


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