da RUI COSTA SANTOS*
La sinistra che governa per restare al potere sulla base dei poteri istituzionali e sociali esistenti rinuncia a trasformare il mondo a favore delle classi sociali che l’hanno eletta
Ci sono molte differenze tra un governo guidato da Joe Biden e dal Partito Democratico americano e quello di Lula e del Frente Amplio, che lo ha eletto vicepresidente insieme a Geraldo Alckmin.
Partiamo dalle cose più basilari: gli USA sono ancora la prima potenza economica e militare mondiale, mentre il Brasile si caratterizza per essere un'economia periferica ovvero soggetta alle articolazioni di un'economia mondiale composta da un insieme scarso di economie centrali e da un grande maggioranza di nazioni ed economie che intrattengono rapporti di dipendenza e subalternità rispetto alle prime.
Da un punto di vista economico-politico, questo si chiama imperialismo nel capitalismo mondiale, senza implicare la colonizzazione e l’effettiva sottomissione politica di queste nazioni come nell’imperialismo di tipo coloniale precedentemente egemonico.
Due settimane fa, il PT e i partiti di sinistra brasiliani hanno potuto confermare ciò che già i sondaggi indicavano: la scarsa popolarità del governo Lula, l’ascesa della destra e dell’estrema destra, che in Brasile non si concentra solo su Jair Bolsonaro , ma che ha visto emergere altre figure – Tarcísio de Freitas, Pablo Marçal – e nel caso in cui Jair Bolsonaro rimanesse ineleggibile nel 2026, una di queste figure potrebbe essere il candidato che si opporrà al candidato sostenuto dal PT, molto probabilmente Lula o, se non vuole, Fernando Haddad, attuale ministro delle Finanze
Ci sono state veementi critiche da parte di settori della sinistra brasiliana su alcune politiche dell'attuale governo: partenariati pubblico-privato che sostituiscono i servizi pubblici offerti direttamente dallo Stato e da esso gestiti, una nuova legge sul pareggio di bilancio che sostituisce quella approvata in precedenza lo manteneva nelle sue linee principali, condizionando l’attuazione delle politiche pubbliche e provocando tagli alle prestazioni sociali, come forma di riforma rivolta a coloro che non avevano contributi previdenziali perché non avevano un contratto di lavoro firmato.
La continuazione delle politiche macroeconomiche dell'attuale governo rispetto ai governi di Jair Bolsonaro e Michel Temer che lo hanno preceduto, è giustificata dall'assenza di una maggioranza nella camera legislativa e dal fatto che il governo è stato eletto sulla base di un'alleanza tra le principali forze partito della sinistra brasiliana (PT) e dei partiti di centrodestra.
Tuttavia, come in passato Dilma Rousseff è stata destituita su iniziativa del partito di destra che occupava la vicepresidenza, lo stesso potrebbe accadere fino al 2026, o anche senza necessità, purché gli stessi partiti che ora condividere il governo con Lula, allearsi con l’estrema destra nel 2026 e sconfiggere il PT.
Comunque sia, la prima debolezza a cui si espone un governo è che non governa per coloro che lo hanno eletto, perché anche se non gli danno il potere istituzionale che non hanno, gli danno accesso a quello stesso potere istituzionale eleggendoli. La sinistra che governa per restare al potere sulla base dei poteri istituzionali e sociali realmente esistenti rinuncia a trasformare il mondo a favore delle classi sociali che l’hanno eletta. Non avendo altro potere o meccanismo di influenza, finiscono per aumentare l’astensione o unirsi al discorso dell’estrema destra. Oggi è toccato a Donald Trump, domani potrebbe essere di nuovo Jair Bolsonaro. E oggi tocca a Marine Le Pen grazie a Emmanuel Macron.
*Rui Costa Santos è lettore di portoghese all'Università di Granada ed ex professore all'Università di Porto Rico.
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