da LUIZ EDUARDO SOARES*
Invece di fare giornalismo, la stampa mainstream ha scelto di farlo contestare la direzione politica del futuro, l'egemonia del giorno successivo, il comando del processo di transizione
Il 29 maggio 2021 è stato glorioso per la resistenza antifascista in Brasile. La portata delle manifestazioni di piazza, nonostante i rischi causati dalla pandemia, rappresenta una pietra miliare di portata storica. D'altra parte, il giorno dopo, la stampa mainstream ci ha offerto, ancora una volta, l'inquietante ritratto delle proprie viscere esposte. Le copertine di Globo e Estadão evidenziare rispettivamente il “riscaldamento del PIL” e la “reinvenzione delle città turistiche”. UN Foglio era più dignitoso: “In migliaia scendono in piazza contro Bolsonaro in tutto il Paese”, accanto a una foto ragionevole, anche se il servizio a pagina A-12 è deludente, una similitudine politica del risibile articolo provinciale sulla partita del giorno prima, il pareggio tra San Paolo e Fluminense.
Come interpretare le scelte editoriali? Cosa ci dicono della posizione delle élite e dei loro calcoli? Cosa confessa il silenzio eloquente? Il paragone con il 1984 è banale ma pertinente. Rede Globo è stato lento ad ammettere l'esistenza del più grande movimento di massa fino ad allora. Perché? Difendi ancora la dittatura? No, in quel momento non si trattava di abbracciare il cadavere insepolto del vecchio regime, ma di contestare la direzione politica del futuro, l'egemonia dell'indomani, il comando del processo di transizione.
Cosa rende così diversa la copertura delle manifestazioni del 29 maggio 2021 e del 2016? Quante volte abbiamo visto perplessi in diretta GloboNews servizi sulle proteste anti-Dilma nei piccoli centri dell'interno, in cui giornalisti imbarazzati, di fronte a immagini di piazze vuote, si sforzavano di convincere i telespettatori della rilevanza storica degli eventi che testimoniato. Obiettività giornalistica o impegno nella campagna contro Dilma? L'avallo assolutamente acritico di Lava-Jato, dando il via alle fughe di notizie che provenivano dagli accusatori, gocciolanti gocciolanti in momenti strategicamente "opportuni", ha contribuito all'esclusione di Lula dalla contestazione, alla demonizzazione della politica e all'emersione dei più vili e vile presidenza della nostra storia.
La medicina si trasformò in veleno, perché andarono assetatissimi al golpe, celebrarono il patto faustiano con gli appetiti più sfrenati in nome del “Ponte verso il Futuro”, fecero dell'austerità, della deregulation, della meritocrazia e della minimizzazione dello Stato il credo supremo della loro comune venerazione, erano disposti a confondere la lotta alla corruzione con la versione cinica di una presunta guerra santa della società contro lo Stato.
Nessun lettore, nessun lettore minimamente ragionevole, sfuggirà al pregiudizio politico delle operazioni editoriali, che strutturano gerarchie di rilevanza, incidendo sull'agenda pubblica. Le fake news più tossiche non sono le fake news, che possono essere smascherate, ma la disonestà intellettuale che inietta surrettiziamente l'opinione nell'informazione. Questa infezione ideologica avviene principalmente attraverso la selettività editoriale, nel modo di presentare e gerarchizzare le informazioni. Emettere opinioni è legittimo, infiltrarle in modo furbo, naturalizzarle, è l'esercizio illegittimo di un potere immenso che viene così corrotto.
Qual è lo scopo della bufala spudoratamente stampata nei titoli di oggi? Abbracciare il cadavere rimandato del fascismo brasiliano? No, questi organismi sono stati critici nei confronti del governo. È, a mio avviso, come nel 1984, mantenendo le ovvie differenze, contestare la direzione politica del futuro, il comando del processo di transizione al post-Bolsonaro. Con o senza Lula, fino a che punto andrà la ristrutturazione dello Stato, a tutti i livelli? Quali sono le posizioni relative dei principali attori economici? Quale sarà l'inserimento del Brasile nella mappa geopolitica? Quale posizione avrà nella divisione internazionale del lavoro e della produzione? Fino a che punto ci porteranno i movimenti neri, femministi, per la casa e per la terra? Ci sarà o no – e a quale prezzo”; con quali conseguenze? – confrontarsi con quella che ho definito “l'enclave antidemocratica” della pubblica sicurezza e della giustizia penale?
Mentre la gente scende in piazza, le élite si ritirano, pianificano le loro mosse e iniziano, tutto indica, a esaminare l'ipotesi queremista: il post-Bolsonaro con Bolsonaro. Non commettete errori, amici miei, amici miei: l'ardore moralistico di questi antichi patrioti è tanto volubile quanto elastici sono i loro alti valori.
Luiz Eduardo Soares è stato segretario nazionale della pubblica sicurezza (2003). Autore, tra gli altri libri, di Smilitarizzare – Pubblica sicurezza e diritti umani (Boitempo).
Originariamente pubblicato sul portale Brasil 247.