da LEONARDO BOFF*
La domanda non è: quale futuro ha il cristianesimo o la nostra civiltà, ma quale futuro ha la Terra vivente?
Non sono solo i poveri a urlare. Grida anche la Terra, resa grande povera, depredata dei suoi limitati beni e servizi naturali. Papa Francesco ha parlato qualche giorno fa del grido della Terra e dei poveri. L’attacco più grande che le viene fatto è quello di non considerarla la Grande Madre, Casa Comune e Gaia, un superorganismo vivente che si autoregola e unisce tutti gli elementi necessari per auto-riprodursi sempre e generare vite, soprattutto umane, la maggiore fioritura della il processo di evoluzione. Riesce a malapena a dissolvere gli squilibri e a mantenere comunque la capacità di nutrire noi e l’intera comunità della vita.
Al giorno d'oggi, tuttavia, mostra debolezza. È il Sovraccarico della Terra (Overshoot terrestre). È stato sfruttato eccessivamente a causa della voracità di alcuni il cui progetto è quello di accumulare beni materiali per sé in modo illimitato, senza un senso di equa condivisione con il resto dell'umanità. Il peggio sta accadendo di recente. Si registra un calo nella riduzione delle emissioni di gas serra, che peggiora il riscaldamento globale con conseguenze note.
Non vengono riconosciuti i diritti della natura e della Terra, ridotti a uno scrigno di risorse per sostenere l'illusorio progetto di crescita illimitata, consapevoli dei limiti invalicabili del pianeta.
La consapevolezza cresce dal PanoramicaEffetto degli astronauti che hanno visto la Terra dalle loro astronavi e hanno testimoniato che la Terra e l'umanità formano un'unica, complessa entità. Gli esseri umani esprimerebbero quel punto di complessità in cui la Terra cominciò a camminare, pensare, cantare, commuoversi e soprattutto amare.
Di fronte all'urgenza ecologica, l'alternativa che si presenta è questa: o ci prendiamo cura della nostra Madre Terra oppure non ci sarà più l'arca di Noè a salvarci. Ben ha detto Papa Francesco nel 2025 nell’enciclica fratelli tutti (Fratelli tutti): «siamo sulla stessa barca, o ci salviamo tutti o non ci salviamo nessuno».
Pertanto, nell’opzione per i poveri, bisogna includere la Terra, come i grandi poveri. La nostra missione è toglierlo dalla croce e resuscitarlo affinché mantenga la sua vitalità.
Una teologia della liberazione integrale deve essere un'ecoteologia della liberazione, come ho difeso fin dagli anni '80 del secolo scorso e finalmente ufficializzato da Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Sì: su come prenderci cura della nostra Casa Comune (2020).
L’etica ecologica fondamentale, sostegno di ogni altro imperativo, esige: cosa faccio per salvaguardare la vita sulla Terra e sulla Terra e permettere a tutti gli esseri di continuare ad esistere e a vivere? Il secondo imperativo etico è questo: cosa faccio per preservare le condizioni affinché gli esseri umani possano sussistere e continuare ad evolversi come hanno fatto per millenni.
La Terra fonda un principio strutturante per tutto, la nuova centralità del pensiero e dell'azione. La domanda non è: quale futuro ha il cristianesimo o la nostra civiltà, ma quale futuro ha la Terra vivente e in che misura il cristianesimo e le altre vie spirituali, insieme alle scienze, contribuiscono a rendere possibile il futuro della vita sulla Terra.
L’allarme ecologico ci impone di prestare la massima attenzione. Solo nel 2023 rilasceremo nell’atmosfera 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO).2). La metà viene assorbita dalle piante nel processo di fotosintesi e dagli oceani. Ma l'altra metà va nell'atmosfera e vi rimane per circa cento anni. Crea una serra che finisce per peggiorare il riscaldamento globale con effetti disastrosi come gli immensi incendi in Amazzonia, nel Pantanal, attualmente in California e persino nella fredda e umida Siberia.
Si parla di una nuova fase sulla Terra, dopo l'Antropocene, la più pericolosa di tutte, il Pirocene, cioè l'irruzione del fuoco (rosso in greco) che tutto può bruciare e incenerire. Costituirebbe una minaccia estrema per la sopravvivenza dell’uomo e del sistema vitale.
La scienza aiuta a prevenire l’arrivo di eventi estremi e a mitigarne i danni. Ma da solo non basta. Abbiamo bisogno di una nuova etica e di un’altra spiritualità della Terra che ci ispiri a trovare un modo più benevolo e premuroso di essere qui. Pertanto, la Terra potrebbe ancora volerci sul suo suolo. Altrimenti potremmo scomparire noi, o gran parte dell’umanità.
Questo certamente non rappresenta la volontà del Creatore o lo scopo dell’umanità. Al limite del pericolo estremo siamo spinti a cambiare. Inaugureremmo un’altra direzione e in questo modo salveremmo la vita sulla Madre Terra e tutti insieme salveremmo noi stessi.
Non abbiamo molto tempo. È urgente iniziare ora, affinché ogni persona porti avanti la propria rivoluzione molecolare ovunque viva o lavori. Unendo tutte le nostre forze, faremo quel salto necessario per meritare di restare su questo pianeta bellissimo e ricchissimo, nostra unica casa comune.
*Leonardo Boff è un ecologista, filosofo e scrittore. Autore, tra gli altri libri, di Prenderci cura della nostra casa comune: indizi per ritardare la fine del mondo (Voci). [https://amzn.to/3zR83dw]
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