da BIANCO CHICO*
Oltre a “Bolsonaro fuori!”, bisogna gridare: “Già fuori!
Ci sono dilemmi, come “Punire o rimuovere?”, che richiedono una pronta risposta: la punizione è necessaria, l'allontanamento è urgentissimo!
Un numero crescente di brasiliane e brasiliane si chiede: come si potrebbe eleggere Presidente della Repubblica una persona così impreparata a questo ruolo, emotivamente squilibrata e intellettualmente primitiva, che ha sistematicamente e programmato lo smantellamento di tutti i progressi civilizzatori della responsabilità e del controllo sociale che abbiamo costruito dalla ridemocratizzazione, e ancora tragicamente aggravando gli effetti mortali della pandemia che ci ha colpito?
Ora, di fronte alla terra quasi devastata – compresa la riserva naturale amazzonica, per lo più brasiliana ma di importanza decisiva per la vita su tutto il pianeta – si passa alla domanda successiva: cosa fare per tenersi lontani da un potere che , sebbene abbia vinto attraverso le elezioni (anche se attraverso gravi manipolazioni elettorali) sta usando per distruggere – una missione dichiarata a Washington poco dopo il suo insediamento?
La prima proposta con questo obiettivo è stata quella dell'impeachment, rimedio già utilizzato più di una volta in Brasile. Ma la barriera eretta da una maggioranza di Deputati, eletti nella stessa ondata e la cui posizione è negoziata agli sportelli della corruzione, sembra insormontabile. Cento e mezzo richieste di impeachment dormono nei cassetti della presidenza della Camera, alleata del presidente.
Da tempo altri indignati propongono che, visti i numerosi reati comuni commessi dal Presidente, si istituisca un procedimento penale, che avrebbe il potere di portare alla sua destituzione possibilmente in modo più rapido e diretto che attraverso l'impeachment. Da marzo di quest'anno, quattro denunce al riguardo – una delle quali proveniente dal più alto corpo di avvocati del Brasile – sono già state inoltrate al Procuratore Generale della Repubblica, da cui dipende l'avvio di questo processo. Ad essi si aggiunge ora il devastante rapporto del Senato CPI. Ma il procuratore generale preferisce mantenere la sua alleanza con il presidente che lo ha assunto al posto, anche se questo rende imbarazzante la sua biografia, per la sua complicità con il criminale: non ha fatto nulla delle quattro rappresentazioni e sembra intenzionato ad analizzare il Rapporto CPI molto lentamente.
Una luce si è accesa in fondo al tunnel quando il Tribunale Superiore Elettorale ha deciso di analizzare le accuse di irregolarità nella campagna del biglietto eletto nel 2018, per possibile impeachment. Ma quella stessa Corte l'ha presto cancellata, ritenendo di non avere gli elementi necessari per una decisione in merito - già difficile perché il terzo dei quattro anni dels Mandatos. Per mitigare la delusione provocata, la Corte ha annullato il mandato di un deputato per gli stessi motivi, e si è impegnata a non permettere che simili irregolarità si ripetessero – cosa che ora conosce meglio.
Di fronte a queste difficoltà, c'è chi si è impegnato almeno per la Giustizia punendo l'attuale Presidente e gli affaristi che lo sostengono – politici opportunisti e affaristi avidi – per i tanti crimini che il CPI del Senato ha aperto all'intero Paese. Si pensa persino di portare i loro crimini contro l'umanità davanti a tribunali internazionali. Altri optano per un logoramento sempre maggiore del Presidente, tanto che nel 2022 viene semplicemente sconfitto alle urne.
Ma c'è un problema, un problema serio: in questo contesto, con le sue azioni e omissioni, l'attuale Presidente continuerà ad aiutare il virus covid 19 ad essere il più micidiale possibile, facendoci vivere un'enorme e dolorosa tragedia umana; allo stesso tempo, continuerà ad aumentare, ogni giorno, il disastro sociale, politico, economico e amministrativo che sta causando, con i suoi complici. Ecco perché si sentono, in tutto il Paese, "lanciatori d'allarme", così necessari in tempi bui: dicono "sì" alle punizioni necessarie che arriveranno al ritmo delle strutture legali ed elettorali, ma gridano anche, senza arrendersi : "rimuovere ora" dal Presidente della Repubblica, il prima possibile.
È un dato di fatto: ogni giorno che passa con lui al potere, avremo più dolore e più distruzione. E se continua così fino alla fine del 2022, corriamo anche il rischio di vederlo esibirsis mappas che annuncia da tempo, per negare i risultati elettorali, o anche per tentare di impedire lo svolgimento delle elezioni, incoraggiando la violenza dei miliziani e dei loro adepti, che ha incitato ad armarsi, al fine di creare il caos. I militari scioglieranno poi ciò che resta della nostra fragile democrazia, con il pretesto di garantire l'ordine nel Paese.
In queste prospettive è urgente – più che continuare a cercare di costruire un difficile Fronte Ampio di strutture politico-partitiche – unirsi in un Fronte Unico Outside Now, di cittadine, cittadine, organizzazioni sociali, movimenti e partiti politici, attorno a successivi obiettivi concreti: primo, ottenere che il Procuratore Generale della Repubblica denunci al Tribunale Supremo Federale il criminale che ci minaccia tutti; quindi convincere una parte più consistente di quella già esistente alla Camera dei Deputati ad autorizzare il Tribunale Supremo Federale a perseguire il Presidente e, con tale autorizzazione, viene immediatamente rimosso. Oltre a “Bolsonaro fuori!”, bisogna gridare: “Già fuori! Prima che diventi ancora peggio di quello che è!
Solo allora potremo sognare il Brasile equo e solidale che tutti desideriamo.
*Chico Whitaker è un architetto e attivista sociale. È stato consigliere a San Paolo. Attualmente è consulente della Commissione brasiliana di giustizia e pace.