Tra un'ora non firmerà più decreti

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da EUGENIO BUCCI* 

Per il presidente una penna vale meno di una pistola

Dopo che tutto questo sarà finito – e prima o poi tutto questo sarà finito, dovrà finire – che ne sarà dell'immagine della vecchia penna BIC? Lei, con il suo corpo esagonale di plastica trasparente, il suo cappellino blu, chi la salverà dall'immondizia della Storia? L'uso insistente e offensivo che sta facendo del poveretto il Presidente della Repubblica, c'è una via d'uscita da un simile scempio?

Che destino straziante le è toccato. Ad ogni cerimonia ufficiale, quelle che fanno da cornice al marmo bianco di Palazzo Planalto, con i colori dello Stemma della Repubblica sullo sfondo, o di lato, o sopra, o sotto, arriva il pignolo e loquace ragazzo, sorridendo come se fossero sorrisi, tira fuori dalla tasca un BIC per firmare questo e quello, davanti a tutti. È stato così tante volte, con tanta impudenza, che la gente muore di pietà, imbarazzo e vergogna.

Incredibile che nessuno abbia protestato contro il sequestro. Eccola lì, indifesa, sulle cronache quotidiane, a prestare il suo inchiostro innocente ad atti contro le foreste, contro i popoli indigeni, contro la pace, ogni tipo di atrocità. Che tristezza. Presto lei, che non c'entrava niente. Solo lei: non è giusto.

Dovremmo pensarci di più. Poche cose dicono tanto sulla fogna brasiliana quanto l'usurpazione seriale della vecchia penna a sfera. Perché il capo dello stato ha deciso di prenderlo come estensione fallica? Cosa stava succedendo nella tua testa, dove non va niente di buono? La risposta è semplice, ma straziante.

Il BIC è uno strumento perfettamente fungibile. È il rigore privo di individualità, più o meno come un hamburger fast food o un pezzo di gesso. Nessuno eredita un BIC dal padre. Nessuno tiene un BIC come ricordo, poiché non c'è nulla in esso che lo differenzi da qualsiasi altro simile. BIC è come una bombola di gas. Una botte di birra. Se tre persone scambiano i loro BIC in una riunione, nessuno di loro saprà esattamente quale fosse il loro.

La cosa più intrigante è che, grazie alla sua fungibilità, alla sua estrema impersonalità, ha fatto molto per la scuola. Ha aiutato a insegnare alle persone a leggere e scrivere, ha reso la scrittura, in un certo senso, un po' più accessibile: promuovere i bambini che imparavano a scrivere a matita e poi potevano passare alla penna è diventato più conveniente. E com'era solenne disegnare le lettere con l'inchiostro, anche se l'inchiostro proveniva da un BIC. Quanto è stato bello andare con lo stesso BIC fino alla fine della carica. Quando falliva, bastava avvicinare la sfera alla fiamma di un fiammifero, facendo attenzione che la punta non si sciogliesse. Ha funzionato.

Apparvero marchi di imitazione. Cattivo. C'è stato anche un momento in cui hanno lanciato innovazioni di fascia alta, come il BIC Clic, ma nulla ha superato l'originale. BIC era buono perché apparteneva a tutti. Ricchi e poveri scrivevano con lei. Se c'era un oggetto che attraversava le classi sociali senza infastidire nessuna di esse, quell'oggetto era il BIC. I sacerdoti usavano i BIC. Prigionieri. Avvocati. Puttane. Adolescenti. Anche analfabeti. Il tubo BIC è stato utilizzato per la tracheostomia e per salvare vite umane. Lo stesso tubo è stato utilizzato per sputare palline di carta masticate contro i compagni di classe. Il BIC era democratico, prima che la democrazia implodesse dall'interno.

Quindi, è arrivato questo ragazzo - quello a cui hai pensato, quello laggiù, quello laggiù. Perché ha scelto BIC per Cristo? (Torniamo alla domanda, che è stata dimenticata laggiù.)

No, non era per quello che c'era di meschino e di buono in lei, ma per quello che era di meschino e vile di lei. Lo scelse per dimostrare che mai, mai, in nessun momento, non un solo giorno, non un solo pomeriggio, mai, mai, l'affetto passò sulla sua calligrafia. Non aveva una superstizione sulle penne. Nemmeno la simpatia che ha avuto, ha o avrà. Non sa cosa sia. Non lo saprai nemmeno. Ad altri potrebbe piacere sentire la penna del calamaio scivolare sulla rugosità del artigianali o cansone. Lui no. Altri potrebbero pensare che firmare un libro con la stessa punta porosa porti fortuna. Lui no (va senza virgola). Altri possono percepirlo sul retro di a rullo antiche le impronte ancora calde di uno scrivano defunto. Lui no.

Sempre così: non lui, non lui, non lui. Per lui la scrittura è priva di simbolismo e spirito – e il BIC è un modo per dichiarare che una penna vale meno di un'arma da fuoco. Quando si tratta di armamenti, bisogna distinguere i modelli, bisogna avere preferenze e anche stime; deve conoscere la differenza tra carabina, cartucciera, carabina, carabina e fucile. Quanto alle penne, per lui sono tutte indistinte: tutte la stessa schifezza, tutte BIC, tutte generiche. Firma i decreti come se prendesse a schiaffi uno che valorizza la cultura, perché vede la cultura come spazzatura usa e getta, come una penna usa e getta. Ha scelto BIC per dire che scarta la cultura.

Dove BIC voleva dire semplicità, ha inventato la rappresentazione del disprezzo, e con il suo disprezzo umilia le lettere, la conoscenza, la compassione, la democrazia e il bambino che siamo fino ad oggi, quando chiede: che ne sarà del nostro BIC?

* Eugenio Bucci È professore presso la School of Communications and Arts dell'USP. Autore, tra gli altri libri, di La superindustria dell'immaginario (autentico).

Originariamente pubblicato sul giornale Lo Stato di San Paolo.

 

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