Uruguay: girare a sinistra

Immagine: Fabricio Rivera
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da BRUNO FABRICIO ALCEBINO DA SILVA*

L’Uruguay diventa un laboratorio di sperimentazione sociale, un modello per l’America Latina

Il 13, mentre camminavo lungo l’Avenida 18 de Julio a Montevideo, diretto alla fiera Tristán Narvaja – la fiera più grande e tradizionale del paese, che si svolge ogni domenica –, una scena emblematica ha catturato la mia attenzione. Presso la Facoltà di Giurisprudenza dell' Università della Repubblica, le tende dei principali partiti politici erano fianco a fianco, distribuendo volantini e discutendo proposte con i passanti. L’atmosfera era polarizzante, ma, curiosamente, caratterizzata da una tranquillità insolita per periodi elettorali così feroci.

Siamo alla vigilia delle elezioni presidenziali e legislative del 27 ottobre 2024. E, nonostante la disputa per la presidenza tra i candidati Álvaro Delgado, del Partito Nazionale (Bianco), Yamandú Orsi, del Fronte Ampio, e Andrés Ojeda, del Partito Colorado, sono calorosi, il processo elettorale resta pacifico. Questo clima di rispetto contrasta nettamente con le tensioni che permeano le elezioni municipali in Brasile, soprattutto a San Paolo, dove gli scontri tra candidati e attivisti hanno generato episodi di violenza e polarizzazione aggressiva.

Questo rispetto reciproco nelle elezioni uruguaiane riflette la maturità di una democrazia che, negli ultimi due decenni, è stata profondamente trasformata. La pietra miliare di questa svolta progressista è stata l'ascesa al potere del Fronte Ampio nel 2005, rompendo con la lunga alternanza tra il Partito Nazionale e il Partito Colorado, che aveva dominato la politica del paese per più di un secolo.

L’arrivo del Frente Amplio al governo non ha rappresentato solo uno scambio di sigle al potere, ma l’inizio di un nuovo ciclo politico, in cui politiche sociali, diritti civili e inclusione hanno cominciato ad occupare il centro dell’agenda. Tra queste trasformazioni, la legalizzazione dell'aborto, la regolamentazione dell'aborto canapa e matrimonio equo, oltre a una forte politica di ridistribuzione del reddito, che ha contribuito a ridurre la povertà e la disuguaglianza nel paese.

Tuttavia, questa inversione di tendenza non è stata immediata né priva di sfide. La coalizione del Fronte Ampio, che riunisce diverse correnti di sinistra, ha dovuto fare i conti con tensioni interne e l’opposizione dei partiti tradizionali. L'amministrazione di Tabaré Vázquez (2005-2010), che ha inaugurato questa era, è stata seguita dalla presidenza di Pepe Mujica (2010-2015), la cui leadership carismatica e attenzione alle questioni sociali e ambientali hanno internazionalizzato l'immagine dell'Uruguay come nazione progressista. Pepe Mujica, ex guerrigliero dei Tupamaro, ha promosso una politica di dialogo e inclusione, consolidata con le riforme dei diritti civili, ottenendo un riconoscimento globale per la sua posizione umile e le politiche incentrate sul benessere sociale.

Il passaggio di Pepe Mujica al secondo mandato di Vázquez e poi alla presidenza di Luis Lacalle Pou, del Partito Nazionale, nel 2019, ha segnato una nuova fase di alternanza al potere. Lacalle Pou, in rappresentanza della Coalizione Repubblicana, composta dal Partito Nazionale, dal Partito Colorado, dal Cabildo Abierto e da altri partiti minori, ha portato in carica un governo di centrodestra, la cui piattaforma si è concentrata sulle riforme economiche, sulla sicurezza pubblica e sull'allontanamento dalle politiche più politiche della FA. politiche sociali espansive.

Tuttavia, le elezioni del 2024 mostrano che il ciclo delle politiche progressiste potrebbe essere lungi dall’essere terminato. Secondo l'ultimo Indagine nazionale FACTUM, svoltosi tra il 28 settembre e il 6 ottobre, il Frente Amplio mantiene un solido vantaggio, con il 44% delle intenzioni di voto, mentre il Partito Nazionale è sceso al 24%, il punto più basso dalle elezioni interne, e il Partito Colorado ha registrato una leggera crescita, con il 17%. Questi numeri riflettono uno scenario di riconfigurazione del potere, in cui il Fronte Ampio non solo ha recuperato terreno, ma ha ampliato il suo sostegno, indicando che l’elettorato uruguaiano è ancora propenso a scommettere sul modello di Stato forte e inclusivo proposto dalla coalizione di sinistra.

La stabilità del Frente Amplio nei sondaggi, unita alla frammentazione della coalizione di destra, suggerisce che le riforme progressiste continuano a trovare risonanza tra gli elettori, soprattutto su questioni di diritti civili, distribuzione del reddito e protezione sociale. La crescita del Frente Amplio rispetto al ciclo elettorale del 2019, quando ottenne il 39% dei voti, riflette anche un movimento di critica alla gestione del Partito Nazionale, soprattutto nella gestione della pandemia e della sicurezza pubblica, due temi che hanno dominato il dibattito mandato di Lacalle Pou.

Inoltre, l' FATTO segnala un calo delle intenzioni di voto per il partito Cabildo Abierto, sceso dall’11% nel 2019 al 4% nel 2024, rivelando l’insoddisfazione di una parte dell’elettorato nei confronti della coalizione di destra. La frammentazione della base conservatrice, combinata con la crescita dei partiti emergenti come Identidad Soberana, indica che lo scenario del 2024 sarà caratterizzato da un’intensa competizione al secondo turno, se il Fronte Ampio non riuscirà a vincere al primo turno.

D’altro canto, è importante sottolineare che, nonostante questa crescente polarizzazione, l’Uruguay continua a distinguersi per il carattere pacifico del suo processo elettorale. A differenza di molti dei suoi vicini dell’America Latina, il Paese mantiene una cultura politica di rispetto e dialogo, dove i disaccordi vengono espressi alle urne e non per le strade. La pacificazione elettorale, segno distintivo della democrazia uruguaiana, garantisce che, indipendentemente dal risultato, il processo si svolgerà con tranquillità e fiducia nelle istituzioni.

La stabilità democratica e l'elevata competitività politica dell'Uruguay sono, in larga misura, il risultato di una società civile attiva e di una lunga tradizione di partecipazione politica. Percorrendo l'Avenida 18 de Julio, l'impressione che rimane è che, nonostante i cambiamenti e le crisi, il Paese ha saputo costruire una cultura politica che valorizza il dibattito e l'inclusione, elementi che sono stati centrali per il successo della svolta progressista e continuare a plasmare il futuro dell’Uruguay.

In questo modo, le elezioni del 2024 rappresenteranno un altro capitolo in questa traiettoria. Se il Frente Amplio dovesse vincere, come indicano i sondaggi attuali, la sfida sarà quella di mantenere l’unità all’interno della coalizione e rispondere alle richieste di un elettorato sempre più diversificato. Se la destra riuscirà a invertire la tendenza e riconquistare il potere, l’Uruguay dovrà affrontare un nuovo ciclo di aggiustamenti, forse più in linea con le politiche liberali promosse da Lacalle Pou e dai suoi alleati. In ogni caso, il Paese resta fermo nel suo cammino democratico, offrendo al mondo un esempio di come l’alternanza di potere possa coesistere con la stabilità e il progresso sociale.

Il contesto storico e la crisi dei partiti tradizionali

Per comprendere l'ascesa del Frente Amplio è fondamentale contestualizzare il Scenario politico uruguaiano nei decenni precedenti. Dall’inizio del XX secolo, il paese è stato dominato da due partiti tradizionali: il Partito Nazionale (1836), noto anche come “Bianco”, e il Partito Colorado (1836), che si alternarono al potere. Queste forze politiche rappresentavano fazioni storicamente legate alle élite rurali e urbane del paese, ma nel corso del tempo le loro basi di sostegno si sono frammentate, soprattutto quando sono emerse nuove richieste sociali e il modello economico liberale ha dovuto affrontare i suoi limiti.

La crisi economica del 2002, uno dei momenti più critici della storia recente dell'Uruguay, è stata il catalizzatore di una rivalutazione del ruolo dei partiti tradizionali. Il collasso del sistema finanziario ha portato il paese sull’orlo del caos economico e la risposta del governo è stata ampiamente percepita come inadeguata. I settori medi e popolari, che hanno subito gli impatti maggiori, hanno cominciato a cercare alternative politiche al di fuori dell’asse conservatore. È in questo contesto che il Fronte Ampio, una coalizione di sinistra fondata nel 1971, prima della dittatura civile-militare (1973-1985), ma emarginata per gran parte della sua esistenza, ha cominciato a prendere forza.

La vittoria del Frente Amplio alle elezioni presidenziali del 2004, con Tabaré Vázquez, fu la pietra miliare inaugurale della svolta progressista in Uruguay. Il Fronte Ampio rappresentava una coalizione diversificata, composta da socialisti, comunisti, democratici cristiani, settori del sindacalismo e nuovi movimenti sociali, formando una base politica distinta dai tradizionali partiti Nazionale e Colorado. Questa ascesa, tuttavia, non è stata una brusca rottura con il passato, ma il risultato di una lenta e costante riorganizzazione del panorama politico uruguaiano, che riflette le richieste popolari di riforme sociali ed economiche.

L’era del Fronte Ampio: conquiste e limiti

Durante il periodo dei governi del Fronte Ampio (2005-2020), l’Uruguay ha attuato una serie di riforme che lo hanno evidenziato come un esempio di progresso in America Latina. Sotto la guida di Tabaré Vázquez e, più tardi, di Pepe Mujica, la coalizione di governo ha promosso politiche innovative in settori quali l’istruzione, la sanità e i diritti civili, oltre a modernizzare l’economia, espandere la rete di protezione sociale e consolidare la democrazia partecipativa.

Una delle riforme più importanti è stata la legalizzazione dell’aborto nel 2012, una delle prime in America Latina, che ha messo l’Uruguay in prima linea nel campo dei diritti riproduttivi. Inoltre, la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e la depenalizzazione della marijuana hanno consolidato il paese come baluardo dei diritti civili e delle libertà individuali nella regione. Queste politiche progressiste furono ampiamente sostenute da una popolazione che storicamente apprezzava l’uguaglianza e la libertà individuale, ma dovettero anche affrontare la resistenza di settori più conservatori della società, compresi i membri dei partiti tradizionali e della Chiesa cattolica.

Dal punto di vista economico, il governo del Frente Amplio si è distinto per la riduzione della povertà e delle disuguaglianze, con la creazione di programmi sociali come Piano azionario e l’espansione delle politiche di trasferimento del reddito. Inoltre, il governo è riuscito a mantenere la stabilità macroeconomica, anche a fronte delle fluttuazioni regionali, e ha cercato di diversificare l’economia, investendo in nuovi settori come la tecnologia e l’innovazione.

Tuttavia, negli ultimi anni del governo di Tabaré Vázquez, la crescita economica ha subito un rallentamento, che ha generato malcontento in alcune zone, soprattutto tra i giovani e i settori popolari che si sono sentiti emarginati dalla crisi.

La fine dell’egemonia?

Nel 2019, dopo 15 anni di egemonia del Fronte Ampio, il Partito Nazionale, con il candidato Luis Lacalle Pou, ha vinto la presidenza, segnando il ritorno del diritto al potere. Il trionfo di Lacalle Pou ha rappresentato un cambiamento nell'umore politico del paese, guidato da una combinazione di fattori, tra cui la stanchezza degli elettori per la lunga permanenza al governo del Fronte Ampio, il rallentamento economico e le crescenti preoccupazioni per la sicurezza pubblica.

Il governo di Lacalle Pou porta con sé un'agenda liberale che contrasta con il modello statalista del Fronte Ampio, attuando riforme che cercano di ridurre il ruolo dello Stato nell'economia, promuovere la flessibilità del lavoro e attrarre investimenti esteri. Questi cambiamenti sono considerati necessari da molti settori economici, ma suscitano anche resistenza, soprattutto tra i sindacati e i movimenti sociali, che li vedono come una minaccia ai diritti conquistati durante i governi progressisti.

Il futuro della svolta progressista

La svolta progressista in Uruguay non è solo una fase transitoria; È un movimento che ridefinisce le possibilità di un futuro più inclusivo ed equo. Man mano che il Paese avanza, i semi piantati negli ultimi decenni cominciano a germogliare in forme innovative di governance e partecipazione dei cittadini. L’eredità del Frente Amplio, con le sue audaci politiche sociali, è una testimonianza che un nuovo paradigma è possibile, sfidando le narrazioni di apatia e stagnazione che spesso permeano il discorso politico.

Mentre l’Uruguay si avvicina alle elezioni, il futuro della svolta progressista è una promessa radicata nella continuità dei risultati ottenuti e nel coraggio di affrontare nuove sfide. Lo scontro elettorale non è solo una lotta per i seggi in Parlamento e/o alla Presidenza, ma un riflesso delle aspirazioni di una società che anela a un futuro che rispetti la diversità, valorizzi i diritti umani e promuova la sostenibilità. La polarizzazione, sebbene evidente, porta con sé la vitalità di un dibattito democratico, dove le voci dei giovani, dei movimenti sociali e delle comunità emarginate emergono con rinnovata forza.

I candidati alle elezioni non rappresentano solo i loro partiti; sono simboli delle speranze e delle incertezze di una nazione che ha già percorso sentieri tortuosi. Álvaro Delgado, Yamandú Orsi e Andrés Ojeda, ciascuno a modo suo, devono confrontarsi non solo con il passato, ma anche con le aspettative di un futuro che non può conformarsi alle vecchie pratiche di esclusione e disuguaglianza. La continuità delle politiche progressiste deve essere accompagnata da uno sguardo attento all’innovazione, abbracciando la tecnologia e le nuove forme di organizzazione sociale che stanno plasmando il mondo.

Il futuro della svolta progressista risiede nella capacità di articolare una visione collettiva, dove la politica non è un’arena di competizione, ma uno spazio di costruzione congiunta. L'era delle soluzioni uniche e delle risposte semplicistiche deve lasciare il posto a un dialogo plurale, capace di incorporare le molteplici voci che compongono il ricco complesso sociale dell'Uruguay.

In questo contesto, l’Uruguay diventa un laboratorio di sperimentazione sociale, un modello per l’America Latina. Quello che si vede è un Uruguay in continua evoluzione, che impara dal passato, ma non si aggrappa ad esso. La svolta progressista, quindi, è un invito a tutti – funzionari governativi, cittadini, giovani e anziani – a sognare insieme e ad agire in modo coeso. Il futuro, illuminato da queste aspirazioni, è un appello all’azione, alla speranza e alla trasformazione. Ciò che è in gioco non è solo il destino di un Paese, ma l’affermazione che un mondo migliore è effettivamente possibile.

*Bruno Fabricio Alcebino da Silva Si sta specializzando in Relazioni Internazionali e Scienze Economiche presso l'Università Federale di ABC (UFABC).


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